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Perché questa nostra iniziativa “… andar per panchine rosse…”?

In questo luogo dedicato alla lettura, alla comunicazione, al confronto, alla riflessione, allo stare insieme CHIEDIAMO venga collocata una panchina rossa.
La panchina come simbolo di un posto lasciato vuoto da una donna vittima di violenza ci invita a riflettere.
In un percorso di sensibilizzazione da intraprendere insieme, contro la violenza sulle donne.
C’è un filo che lega questa nostra iniziativa con quella dell’anno scorso il 23 aprile, davanti la panchina rossa di Borgo Santa Croce.
Allora quella panchina era stata imbrattata, violata.
Donna Vita e Libertà era la parola d’ordine.
Anche domenica scorsa eravamo davanti la panchina di Piazza Libero Vinco per continuare il nostro percorso. Oggi siamo qui. Per riflettere, per ricordare, per denunciare.

La panchina del RISPETTO viene nominata.
La panchina del RISPETTO… dei diritti delle donne… diritti che in questo periodo vengono insistentemente messi in discussione da questo governo, ma non solo nel mondo, da questa società sempre più gerarchizzata e di stampo patriarcale.
RISPETTO è creare le condizioni per un lavoro stabile, non precario, che permetta di vivere in modo dignitoso, con un salario paritario tra uomo e donna.
RISPETTO è avere a disposizione servizi adeguati che permettano di conciliare la famiglia e il lavoro… di avvalersi di una scuola e università pubbliche, per il diritto allo studio con uguali opportunità per tutte/i, e non un privilegio per pochi; di poter beneficiare di una sanità pubblica universale efficiente ed equa.
RISPETTO è anche avere una pensione adeguata al costo della vita!
“Il rispetto e l’uguaglianza spettano a tutte le persone, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Come ci indica l’art. 3 della nostra Costituzione.
E poi…  una parola, una frase, un litigio per arrivare a offese continue… impedendo una vita normale, serena… questa è violenza.
Poi il controllo, il possesso, il provocare dipendenza anche economica… questa è violenza… fino alla violenza fisica… allo stupro e poi… al femminicidio…
Quanti femminicidi ad oggi dall’inizio dell’anno?
Stiamo cominciando a perderne il conto.

E poi… come non rievocare le violenze terribili, perpetrate sulle donne da sempre in tutte le guerre.
Violenza e stupro usati come “arma di guerra” anche oggi, vicino a noi.
E non può passare sotto silenzio la “persecuzione umana” a Gaza, uccidere e affamare bambini, donne, anziani, la popolazione tutta… per distruggere un intero popolo. In più di 5 mesi, più di 31 mila morti, di cui più del 60% donne e bambini. Come chiamarlo se non violenza, crimine contro l’umanità e la pace. Non possiamo chiamarlo genocidio?

Qualche giorno fa era l’8 marzo.

“La giornata internazionale dei diritti delle donne e della pace internazionale” che nasce per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state  e sono ancora oggi oggetto in ogni parte del mondo. Nel dicembre 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare ogni giorno dell’annoGiornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e per la pace internazionale”.

Per noi ogni giorno è l’8 marzo!

Per lottare insieme generazioni diverse unite, per abbattere gli stereotipi di genere, la violenza, la guerra.

Per non essere indifferenti.

Per esserci.

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