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Verona: ad aprile record di zone carenti di medici di base

213 le caselle vuote nel veronese. Filice (Spi Cgil): “Una riforma della professione non è più rinviabile

Verona, 18 aprile 2024. Come avevamo previsto lo scorso gennaio, le assegnazioni di corsisti del corso regionale triennale per medici di medicina generale effettuate lo scorso dicembre da Azienda Zero, che avevano consentito di abbassare da 197 a 156 il numero di zone carenti di medico di famiglia nel veronese, si sono rivelate un fuoco di paglia.

Al 2 aprile 2024, secondo la nuova ricognizione effettuata sempre da Azienda Zero, le zone sguarnite da medico di medicina generale sono tornate a salire raggiungendo la cifra record di 213, il dato in assoluto più alto degli ultimi anni.

E non va meglio per la continuità assistenziale, l’ex guardia medica, che avrebbe proprio il compito di raccogliere la popolazione rimasta priva di medico di base: nel veronese gli incarichi vacanti sono ancora 114, la cifra più alta tra tutte le Ulss del Veneto dopo l’Ulss 2 che ne conta 134.

La variazione, del resto, rispecchia un andamento ormai consolidato: l’apertura della professione ai corsisti, ai quali solitamente viene dedicato l’ultimo bando dell’anno solare, consente di tamponare numerose carenze, ma dopo pochi mesi, tra aprile e maggio, ci si ritrova da punto a capo con un’emergenza territoriale ancora più acuta. Il grafico “a gradini” della variazione delle zone carenti nel veronese mostra chiaramente come a dicembre di ogni anno si verifichi un minimo di zone carenti, e come il miglioramento – complice abbandoni e pensionamenti – si dissolva nel giro di qualche mese facendo raggiungere alle zone carenti vette sempre più alte.

Niente di cui stupirsi, ma tanto di cui indignarsi” commenta Adriano Filice segretario generale Spi Cgil Verona, il sindacato dei pensionati. “Gli addetti ai lavori sanno perfettamente che quella del medico di famiglia è una professione sostanzialmente in panne, con un percorso formativo e di inserimento lavorativo da rivedere completamente in quanto non sostiene né incentiva la vocazione dei giovani professionisti ad intraprendere la carriera di medico di famiglia. È necessario cambiare le condizioni che determinano questa carenza; è altrettanto fondamentale mostrare la volontà politica di rafforzare la sanità pubblica, una sanità che abbia come obbiettivo la tutela delle persone più fragili. Una sanità pilastro di uguaglianza. È colpevole, in questo senso, il silenzio della politica regionale che da anni, anzi decenni, gira attorno al problema senza affrontarlo alla radice, col risultato che decine di migliaia di cittadini, soprattutto anziani, si trovano privi di assistenza primaria sul territorio, e quando si rivolgono ai pronto soccorso per mancanza di alternative, vengono tartassati dai ticket e pure ripresi perché ingolferebbero il servizio di medicina d’urgenza. Sulla sanità si sta giocando la tenuta del Paese ma qualcuno fa finta di non capirlo, strizzando l’occhio a chi non vuole pagare le tasse con cui si finanziano i servizi. La Cgil, lo Spi Cgil, chiedono a tutte le forze politiche di assumere la sanità come una priorità della Regione e del Paese perché riteniamo che essa sia un elemento di uguaglianza tra cittadini, di benessere collettivo, di tutela dei più fragili. Una sanità universale sostenuta da tutti. Combattendo evasione ed elusione fiscale” aggiunge Filice.

Il peggioramento si fa sentire particolarmente in alcune aree della provincia: nella cintura metropolitana a Sud del capoluogo, comprendente le Circoscrizioni Quarta e Quinta e i Comuni di Castel D’Azzano, Buttapietra e San Giovanni Lupatoto, si contano infatti ben 45 zone carenti (+17 rispetto a dicembre); nell’area del Baldo-Garda le zone carenti sono 28 (+11); nel Villafranchese 20 (+1); nell’entroterra gardesano e la Valpolicella 12 (+10). Nel capoluogo la situazione è stabile nelle Circoscrizioni Prima, Seconda e Terza (12 zone carenti con una variazione di -1); mentre peggiora l’ambito territoriale Est comprendente le Circoscrizioni Sesta e Settima e i Comuni di Lavagno e San Martino Buon Albergo (12 zone carenti, con una variazione di +5).

Il problema della carenza di medici di base si intreccia inestricabilmente con l’allungamento delle liste di attesa e con la questione dell’invecchiamento della popolazione” conclude Filice. “Più la popolazione invecchia, più ha bisogni di servizi. Meno ne trova sul territorio, più si rivolge alle strutture ospedaliere. Questa emergenza sconta gli enormi ritardi che il Veneto ha accumulato nella evoluzione della medicina di base. È inconcepibile che nel 2024 non si trovi sul territorio la possibilità di fare almeno la diagnostica di base e che bisogna mettersi in lista di attesa (più spesso andare a pagamento) anche per una ecografia o un elettrocardiogramma. Dobbiamo aspettare le Case di Comunità? Sì, ma chi ci andrà a lavorare dal momento che le Ulss non dispongono di medici e infermieri a sufficienza e dal momento che non esiste ancora un piano per reperirli per tempo? I responsabili di questa situazione devono rendere conto ai cittadini” sottolinea il Segretario.

Foto di Freepik

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