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Torna il 15 marzo la giornata nazionale per la lotta ai disturbi del comportamento alimentare

Il 15 marzo si celebra la “Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, istituita nel 2012, per l’impegno e la consapevolezza nei confronti delle problematiche legate ai disturbi dell’alimentazione

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla ha origine nel 2012, quando Stefano Tavilla, fondatore dell’Associazione “Mi Nutro di Vita”: il 15 marzo ricorre il giorno della scomparsa della figlia Giulia, morta a soli 17 anni per bulimia quando era in lista d’attesa per ricovero in una struttura dedicata. Il 19 giugno 2018, la Giornata è stata sancita dalla Presidenza del Consiglio, che ha riconosciuto istituzionalmente il 15 marzo come giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione.

Si stima siano oltre 3 milioni (circa il 5% della popolazione) le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, noti come Dca o Dna (Disturbi della Nutrizione e Alimentazione): anoressia, bulimia e binge-eating (abbuffate incontrollate) e non solo.

Una “piaga sociale” che si è aggravata con la pandemia, un vero e proprio detonatore di un malessere già presente, come rilevato anche dalla ricerca “Chiedimi come sto” promossa nel 2022 da Rete degli studenti medi, Unione degli universitari e Spi Cgil. Un fenomeno drammatico sempre più diffuso a livello nazionale, che ha portato alla nascita nel 2023 della Fondazione Fiocchetto Lilla dalla fusione di tre associazioni: “Così come sei’” di Francesca Lazzari, “Mi nutro di vita’” di Stefano Tavilla, Micaela Bozzolasco e Sebastiano Ruzza, “’Perle onlus”, fondata da Mariella Falsini, Simona Corridori, e Maria Carla Martinuzzi.

Di queste malattie psichiatriche, che coinvolgono mente e corpo, soffrono soprattutto donne e adolescenti, ma il fenomeno ha iniziato a coinvolgere sempre più bambini (tra i 9 e i 12 anni) e sempre più maschi. Nella fascia adolescenziale rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.

«Di disturbi del comportamento alimentare si muore ogni giorno, da oltre trent’anni – spiega Stefano Tavilla – E si muore non perché di per sé siano malattie incurabili benché subdole, ma perché non ci si può curare subito e bene. Oggi l’attesa per una prima visita è di tre mesi se il paziente è minorenne e cinque, sei mesi se maggiorenne».

Servirebbe invece una rete diffusa di ambulatori dedicati e gestiti da equipe multidisciplinari altamente competenti, in grado di prendere in carico le persone e curarli nelle loro vite e nelle loro case e di rendere ricoveri in ospedali e residenze l’ultima opzione. L’assistenza sanitaria territoriale, dunque, torna a essere cruciale, come per molte altre patologie di cui soffre la popolazione italiana, soprattutto anziana.

La situazione attuale è invece ben lontana da quella ideale: in particolare in alcune aree del Sud Italia le strutture specializzate sono completamente assenti, come emerge dalla mappa dei servizi del SSN per curare i DCA disponibili qui: https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/

Per quanto riguarda il Veneto invece le strutture pubbliche e private censite sono:

  • Ospedale San Martino di Belluno
  • Azienda Ospedale Università di Padova
  • Dipartimento Salute Mentale di Portogruaro (VE)
  • Ulss 2 La Marca Trevigiana, Treviso
  • Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona
  • Casa di Cura Villa Garda Srl a Garda (VR)
  • Casa Di Cura Villa Margherita Kos Care S.R.L., ad Arcugnano (VI)
  • Aulss8 Berica, Vicenza

Rimane scoperta la provincia di Rovigo.

Nonostante questo scenario preoccupante, nella legge di bilancio varata a dicembre 2023 sono spariti i finanziamenti per il fondo per la prevenzione e il contrasto ai disturbi del comportamento alimentare e solo dopo la mobilitazione nazionale del 19 gennaio il Ministero della Salute ha confermato la volontà di approvare un emendamento da 10 milioni al Milleproroghe che rinnovi il fondo.

Rimane il nodo dei Livelli Essenziali di Assistenza: mentre le associazioni vorrebbero che i DCA fosse scorporati dalle malattie psichiatriche, in modo da agevolare la creazione di percorsi di cura e trattamento più specializzati ed efficaci, pare che il Ministero non sia della stessa idea.

Per approfondire il tema: “Figlie e figli anoressici o bulimici: a chi chiedere aiuto?” di Sabina Pignataro per VITA non profit

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