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Comuni in rete per intervenire su nuove e vecchie povertà: la negoziazione sociale nel territorio veronese

L’impegno unitario dei sindacati dei pensionati veronesi per mobilitare dal territorio energie e risorse con cui affrontare la difficile condizione sociale

Lavoro povero, povertà sanitaria, educativa o energetica sono manifestazioni diverse dell’attuale condizione sociale caratterizzata dall’approfondimento delle diseguaglianze tra i cittadini. Un fenomeno che negli ultimi anni è andato aggravandosi anche a causa della incapacità dei governi nazionali di mitigare o temperare gli effetti avversi dei cicli economici, che fin dagli albori dell’industria tendono a concentrare la ricchezza nella mani di pochi; ma anche della incapacità di sfruttare a pieno gli strumenti di rilancio forniti dallEuropa all’indomani della crisi pandemica, e di ascoltare le richieste di riforma fiscali, sociali e di politiche industriali provenienti dalle parti sociali e sindacali.

SACCHE DI POVERTÀ. Per il territorio veronese abbiamo chiare evidenze di questo ultra decennale processo di scivolamento verso il basso, ad esempio negli importi medi delle pensioni del settore privato pagate dall’Inps (che riguardano circa 191 mila pensionati veronesi su un totale 238.573) che ammontano a 1.453,99 euro per gli uomini e ad appena 786,73 euro per le donne. In 35 Comuni della provincia di Verona, in special modo in ampie fasce della Lessinia e della Pianura veronese, l’importo medio mensile delle pensioni private erogate dall’Inps è al di sotto dei mille euro mensili. Il rendiconto sociale dell’Inps di Verona per il 2022 ci ricorda che sul territorio vengono erogate oltre 40 mila prestazioni legate allinvalidità civile o all’inabilità al lavoro. Le previsioni dicono chiaramente che il futuro pensionistico dei giovani è zavorrato alla triste prospettiva di non superare mai i mille euro lordi mensili.

PRIVATIZZAZIONI. Tale condizione delle fasce più deboli delle pensionate e dei pensionati viene ulteriormente aggravata dal fatto che una serie dei servizi, a cominciare dalla sanità, vengono ormai garantiti soltanto rivolgendosi al privato. La povertà di pensioni e retribuzioni, la povertà sociale, viene aggravata dalla privatizzazione dei servizi socio-sanitari e dallo smantellamento del welfare che vanno avanti da anni.

COMUNI E TERZO SETTORE. I dati statistici sono in grado di darci soltanto un indizio o una direzione di ricerca: per mettere “gli scarponi sul campo” ed intervenire effettivamente sulle sacche di povertà, vecchia e nuova, è indispensabile attivare il ruolo sociale dei Comuni e delle associazioni del terzo settore che con le loro competenze e conoscenze sono in grado di verificare le situazioni concrete e intercettare la disponibilità di reti sociali e parentali di sostegno che molto spesso fanno la differenza tra la sussistenza e la caduta in povertà.

NEGOZIAZIONE SOCIALE. Il lavoro che come sindacato dei pensionati, su delega delle rispettive confederazioni sindacali, stiamo svolgendo unitariamente in tutto il territorio provinciale con l’attività di negoziazione sociale è proprio quello di interloquire con i Comuni per chiedere di implementare e condividere misure generali di contrasto alla povertà e mettere in rete disponibilità ed esperienze al fine di prevenirne il rischio in particolari categorie di cittadini più esposte, come ad esempio nelle famiglie dove sono presenti anziani non autosufficienti; disoccupati o sotto-occupati, donne sole con figli.

RIVENDICAZIONI. Una delle principali rivendicazioni che noi esercitiamo nei confronti dei Comuni è l’innalzamento della no tax area sull’addizionale Irpef a 12.000 euro che abbiamo concordato con il Comune di Verona. Si tratta di misure di rilevanza sociale dal costo accessibile anche per le finanze degli enti locali. Indispensabile è poi potenziare e omogeneizzare le condizioni di accesso all’assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti, il che rappresenta la vera sfida posta anche dal Pnrr sanitario.

OSTACOLI. L’aspetto sanitario e l’intervento socio-assistenziale sono legati al punto tale da rendere incomprensibili certe barriere anteposte dal sistema sanitario regionale nei confronti dei Comuni. Tanto più incomprensibili sono le decisioni dell’attuale governo che ha tagliato i trasferimenti agli enti locali peggiorando le condizioni economiche nelle quali i comuni si misurano. Tagli alla sanità, tagli ai disabili, tagli alla cura dei disturbi alimentari dei giovani, tagli al reddito di cittadinanza.

La negoziazione sociale sta dando buoni risultati, insperabili soltanto fino a pochi anni fa, in alcune aree della provincia tra cui la Valpolicella e il Capoluogo stesso. Ci piacerebbe che la logica della messa in rete dei servizi e l’attenzione alle situazioni di criticità sociale venisse fatta propria anche dagli enti sovraordinati la cui attenzione molto spesso si perde in questione politiche di dubbia utilità pratica.

Adriano Filice, Segretario Generale Spi Cgil Verona

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