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Chi può andare in pensione nel 2024?

Approvata la legge n. 213/2023, riepiloghiamo i requisiti per il pensionamento nel 2024.

Lungi dall’attuare una vera e propria riforma del sistema previdenziale che superi finalmente la Monti-Fornero, il Governo Meloni con la manovra 2024 ha introdotto nuove strette sui prepensionamenti. Riepiloghiamo di seguito le possibili vie d’uscita dal mercato del lavoro percorribili nel 2024.

Per verificare la propria posizione ai fini pensionistici e/o fare domanda di pensionamento, consigliamo di rivolgersi allo Spi Cgil (clicca qui per trovare le sedi in tutto il Veneto) e al Patronato Inca (www.inca.it).

Pensione di vecchiaia

Nessuna novità: per il pensionamento i requisiti sono 67 anni e almeno 20 anni di contributi.

I lavoratori con mansioni gravose (vedi il decreto del ministero del lavoro del 5.2.18), possono conseguire la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi, se hanno almeno 30 anni di contribuzione e non sono titolari dell’ape sociale al momento del pensionamento.

La pensione di vecchiaia decorre dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti.

Pensione di anzianità (anticipata)

Per la pensione anticipata occorrono sempre 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi le donne, a prescindere dall’età.

La pensione decorre dopo tre mesi dalla maturazione dei requisiti.

Quota 103

Con Quota 103, è possibile andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, come nel 2023. Quest’anno però ci sono alcune condizioni penalizzanti rispetto al 2023:

  • la pensione viene calcolata con il sistema contributivo, non più misto;
  • fino al compimento del 67° anno di età, l’importo massimo della pensione non potrà superare il valore pari a quattro volte il trattamento minimo Inps (2.394€ lordi al mese), poi sarà quello effettivamente maturato;
  • la prestazione decorre dopo sette mesi dalla maturazione dei requisiti per i lavoratori privati (invece di tre) e dopo nove mesi per i lavoratori dipendenti pubblici (invece di sei).

La pensione Quota 103 non è cumulabile con i redditi da lavoro autonomo e dipendente, eccezion fatta per quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale (fino a 5mila euro annui lordi).

Ape sociale (anticipo pensionistico)

Confermato per il 2024 l’ape sociale, che consente di andare in pensione anticipatamente a 63 anni e 5 mesi a persone che rientrano nelle seguenti categorie:

  1. disoccupati con esaurimento integrale dell’indennità di disoccupazione;
  2. invalidi civili almeno al 74%;
  3. caregiver (coloro che si occupano di familiari non autosufficienti);
  4. addetti ad attività particolarmente «difficoltose e rischiose».

Il requisito contributivo è di 30 anni per le categorie a, b, c, 36 anni per le attività difficoltose e rischiose.

Anche in questo caso ci sono delle penalizzazioni rispetto al passato:

  • il requisito anagrafico è salito da 63 anni a 63 anni e 5 mesi;
  • sono state eliminate dalle attività «difficoltose e rischiose» quelle aggiunte due anni fa;
  • è saltato il requisito contributivo agevolato di 32 anni per gli edili e ceramisti.

Opzione Donna (Regime Sperimentale Donna)

Potranno andare in pensione anticipata le lavoratrici con i seguenti requisiti:

  • Appartenente a uno dei seguenti profili:
    • a) caregiver;
    • b) in possesso di una invalidità civile almeno al 74%;
    • c) licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa (di cui all’articolo 1, comma 852, della legge 27 dicembre 2006, n. 296).
  • 35 anni di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2023;
  • 61 anni (non più 60 come nel 2023) – per ogni figlio, è previsto uno sconto di un anno sul requisito anagrafico, per massimo due anni. Per le lavoratrici del profilo c) il requisito anagrafico è 59 anni, a prescindere dal numero dei figli.

Altre deroghe

Per chi svolge mansioni usuranti e notturne, rimangono i requisiti ridotti: 61 anni e 7 mesi, 35 anni di contributi.

Per i precoci, è confermato il requisito contributivo di 41 anni, a prescindere dall’età anagrafica, se risultano svolti almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età e ci si trovi in uno dei seguenti profili di tutela:

  • disoccupati con esaurimento integrale dell’indennità di disoccupazione;
  • invalidi almeno al 74%;
  • caregiver;
  • addetti ad attività particolarmente “difficoltose e rischiose” (vd. decreto Ministero del Lavoro del 5.2.2018);
  • addetti a mansioni usuranti e notturni (d. lgs n. 67/2011).

Il pensionamento per i “contributivi puri”

Coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1996, per cui il calcolo della pensione è contributivo, potranno chiedere la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contribuzione, purché l’assegno pensionistico non sia inferiore all’assegno sociale, o a 71 anni con 5 anni di contributi, a prescindere dall’importo soglia.

Potranno chiedere la pensione anticipata a 64 anni con 20 anni di contributi effettivi, purché il rateo pensionistico non sia inferiore a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.500€ lordi al mese). Per le donne, il requisito scende a 2,8 volte con un figlio e a 2,6 volte con due o più figli. Fino al compimento del 67° anno di età, la pensione non può superare l’importo pari a cinque volte il minimo (2.993€ lordi al mese), dai 67 anni in poi la pensione percepita sarà quella effettivamente maturata.

La legge introduce una finestra di tre mesi dalla maturazione dei requisiti e aggancia anche il requisito di 20 anni di contributi all’adeguamento della speranza di vita Istat.

Immagine di Freepik

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