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Anche a Verona il 14 Cgil in piazza contro la manovra del Governo

Mercoledì 14 dicembre la Cgil di tutto il Veneto scende in piazza nell’ambito dello sciopero generale promosso da Cgil e Uil nazionali per contrastare la manovra di bilancio promossa dal governo Meloni per il 2023, un provvedimento che “impoverisce lavoratori e pensionati, non dà risposte a giovani e donne, favorisce evasori fiscali e professionisti benestanti”. L’appuntamento veronese è per le ore 10.00, con il presidio indetto da Cgil Verona in Piazza Cittadella.

Alcuni dati: l’auspicato taglio del cuneo fiscale – ridotto ad una mancia 28 euro al mese per redditi fino a 1.500 euro netti mensili – è insufficiente anche soltanto a colmare la perdita di salario verificatasi in questo anno di inflazione galoppante (173 euro mensili) in un territorio come il nostro dove lo stipendio medio è di 21.488 euro all’anno, che scendono a 19.520 per i giovani lavoratori e lavoratrici e a 17.781 euro per le donne.

Il governo Meloni mette le mani nelle tasche dei pensionati rivedendo il meccanismo di rivalutazione degli assegni previdenziali appena concordato con il Governo Draghi per sottrarre alle pensionate e ai pensionati 3,5 miliardi di euro nel 2023 che diverranno ben 17 miliardi nel prossimo triennio.

Nel frattempo, grazie all’estensione del regime fiscale agevolato con imposta sostitutiva al 15% (la cosiddetta flat tax) i professionisti con un reddito da 85.000 euro l’anno risparmieranno 9.600 euro all’anno.

A parità di reddito (35.000 mila euro l’anno lordi, soglia sotto la quale si trovano la stragrande maggioranza dei redditi da lavoro dipendente) un lavoratore dipendente paga circa il doppio dell’Irpef di un lavoratore autonomo: 9.150 euro all’anno contro 5.250 euro di un autonomo.

Il governo ha partorito un topolino anche sulla correzione della Legge Fornero (che aveva promesso di abolire): quota 103, che ridimensiona anche la promessa di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, interesserà appena 11.340 su tutto il territorio nazionale. Opzione donna è stata di fatto svuotata, l’Ape sociale non è stata allargata né rafforzata. La platea di chi usufruirà di questi tre istituti è di appena 25.615 lavoratori in tutto il Paese, qualche migliaio in Veneto. Per tutti gli altri resta la Legge Fornero. Nessuna risposta, quindi, per chi svolge lavori gravosi, per i precoci, le donne, i giovani. Anzi, con la reintroduzione dei voucher, che prevedono versamenti contributivi ridicoli, si condannano le ragazze e i ragazzi a un presente ben poco dignitoso e ancor più precario e a un futuro da pensionati poveri.

Per il Segretario Spi Cgil Verona Adriano Filice: “L’attuale esecutivo fa quadrare i conti della legge di bilancio tagliando sulle pensioni, di fatto peggiorando le condizioni di vita di pensionate e pensionati nel bel mezzo di una delle più gravi crisi sociali del nostro Paese. Aumenta tutto: bollette, carrello della spesa, spese generali, e in questa situazione si privano le pensionate e pensionati di una parte del loro reddito. Con una mano si applica una tassa aggiuntiva sulle pensioni, con l’altra si condonano gli evasori”.


Scuola, Sanità e Trasporto pubblico locale restano sotto finanziate rispetto ai bisogni di rilancio. E come se non bastasse, il governo ingaggia una lotta contro i poveri prevedendo l’abolizione del Reddito di cittadinanza, che colpirà decine di migliaia di famiglie venete già in grande difficoltà. Un sostegno di questo tipo è invece indispensabile, la misura va riformata secondo le indicazioni del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza presieduto dalla professoressa Chiara Saraceno.

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