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«No al taglio delle rivalutazioni», lo Spi Cgil del Veneto avverte il governo.

«Pronti a dare battaglia»

Anche per il prossimo anno 260 mila anziani veneti rischiano di non ricevere il completo adeguamento all’inflazione dei propri assegni previdenziali. Fra questi il 70 per cento è composto da ex operai, insegnanti, infermieri che hanno lavorato 40 anni versando sempre i contributi. In ballo oltre 400 euro nell’arco dell’anno

Venezia, 4 ottobre 2023. Hanno versato contributi per tutta la loro vita lavorativa nella speranza di poterne godere i frutti una volta andati in pensione. Ma anche nel 2024 (come successo lo scorso anno) rischiano di essere trattati come bancomat da un governo che strizza gli occhi agli evasori spremendo invece le persone oneste. Se l’esecutivo Meloni, a caccia di risorse, confermerà i tagli alla rivalutazione per gli assegni previdenziali considerati più alti, saranno 260 mila gli anziani veneti penalizzati con una perdita media superiore ai 400 euro nell’arco dell’anno che, sommati alle decurtazioni del 2023, diventano 800 euro, importo tutt’altro che trascurabile soprattutto in considerazione dell’inflazione “monstre” scoppiata nel 2022.

Di fatto, spiega Massimo Cestaro, segretario Spi Cgil del Veneto, «questo governo di destra considera nababbi pensionati che hanno lavorato 40 anni come operai, insegnanti, infermieri, tecnici, versando sempre i contributi. Tutte persone che stanno pagando a caro prezzo l’inflazione scoppiata nel 2022 e che anche quest’anno rischiano di non ricevere la rivalutazione che spetta loro».

Secondo i calcoli dei sindacati, sui 260 mila pensionati che lo scorso anno hanno visto ridotta la percentuale di adeguamento all’inflazione, sono più di 156 mila quelli che portano a casa pensioni nette mensili comprese fra i 1.700 e i 1.800 euro, importi che non hanno minimamente attenuato l’effetto dei rincari e che, se verranno confermati gli annunci del governo, anche nel 2024 subiranno un drastico taglio nell’adeguamento a un’inflazione ancora alta soprattutto nel carrello della spesa e in risalita anche sul fronte delle bollette.

«Noi il 7 ottobre saremo in piazza a Roma assieme alla Cgil anche per dire al governo che i pensionati non sono un bancomat – avverte Massimo Cestaro, segretario Spi Cgil del Veneto – e se l’intenzione è quella di confermare i tagli della rivalutazione come successo nel 2023, allora la manifestazione di Roma sarà solo l’inizio e la protesta si sposterà anche sui territori. Siamo pronti a innalzare le barricate perché siamo stufi che il pensionato venga utilizzato per coprire le inefficienze dei governi».

Nella capitale sabato prossimo lo Spi del Veneto sarà al fianco della Cgil anche per ricordare come il tema delle pensioni debba essere una priorità assoluta nel dibattito politico. «Nella nostra regione – conclude Cestaro – 6 pensioni su 10 sono sotto i mille euro. E di queste, oltre il 70% è destinato alle donne. Questi sono i temi di cui vogliamo discutere, non di condoni e flat tax».

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