Sindacato Pensionati Italiani Veneto

Cerca
Close this search box.

La città del futuro? A misura di anziano, necessariamente

Riflessione su demografia e condizione urbana a Verona

Si dice che il politico guardi alle prossime elezioni mentre lo statista guarda alle prossime generazioni. Ebbene, dovremmo cominciare ad essere tutti un po’ più statisti dal momento che le tendenze demografiche non sembrano darci scampo: l’indice di vecchiaia del territorio veronese, che era pari a 79,8 nel 1982 (vale a dire c’erano 79,8 over 65enni ogni 100 giovani under 14), è passato a 209,9 nel 2020 e salirà (secondo le proiezioni) fino a 306,1 nel 2030, cioè per ogni giovane ci saranno ben tre anziani.

Al di là di tutte le questioni di tenuta del sistema sociale, su cui si sta lavorando ormai da un ventennio a livello nazionale con molteplici (e non sempre efficaci) riforme pensionistiche, il fenomeno interroga sempre più da vicino anche le amministrazioni comunali chiamate ad assicurare trasporti, residenzialità, assistenza socio-sanitaria e altri servizi essenziali ad una popolazione non soltanto sempre più fragile in quanto sempre più vecchia, ma anche sempre più povera (considerati gli importi medi bassissimi delle pensioni con il nuovo sistema contributivo) e soprattutto in prospettiva priva delle reti famigliari che fino ad oggi si sono sobbarcate la maggior parte del carico del lavoro di cura.

Questo è un aspetto che non possiamo più continuare ad ignorare: le città del futuro saranno pure “smart” e tecnologicamente avanzate, ma i loro abitanti saranno sempre più anziani. Il che non vuol dire inadeguati, significa soltanto che le politiche dovranno adeguarsi ai nuovi bisogni. E prima si comincia a farlo e meglio sarà per tutti.

A questo scopo l’Ires, l’Istituto di ricerche sociali della Cgil Veneto ha elaborato una prima indagine sulla condizione abitativa e urbana nelle città del Veneto giungendo alla conclusione che: «Abbiamo una condizione abitativa buona in un contesto urbano che, invece, presenta più di qualche criticità. Ci troviamo, infatti, di fronte a case principalmente di proprietà, con strutture soddisfacenti» malgrado gli alti costi di acquisto e di mantenimento e le basse prestazioni energetiche. Il vero Tallone d’Achille del sistema veneto secondo i ricercatori Ires è quello ambientale: «Parliamo di un territorio regionale e di contesti urbani caratterizzati da un altissimo consumo di suolo, che pone continue e irrisolte criticità sul fronte del traffico e della mobilità urbana ed extra-urbana, che a loro volta causano un preoccupante livello di inquinamento dell’aria».

Verona rappresenta la punta dei pregi e dei difetti del contesto Veneto perché mostra alti livelli di sviluppo, ricchezza, benessere e lavoro ma anche altissimi livelli di inquinamento, carenza di alternative al trasporto privato motorizzato, carenza di verde fruibile, e via elencando.

La città diffusa veneta, quel continuum di urbanizzazione che si è mangiato mezza campagna, mette in tensione il sistema dei trasporti rendendo complicata la loro razionalizzazione mediante il mezzo pubblico. L’alto costo delle case spinge le giovani coppie fuori dai centri urbani che rimangono tendenzialmente popolati da anziani e immigrati, spostando i termini del dualismo da centro/periferia a città/hinterland.

Scrive la sociologa Letizia Carrera nel suo ultimo libro su “I nuovi anziani e la città”: «La mobilità rappresenta uno dei fattori decisivi di esclusione sociale degli anziani che possono risultare troppo lenti nel contesto in cui sono inseriti. Quindi non solo i servizi devono essere accessibili, anche la città deve esserlo. Vale per gli anziani attivi ma anche per quelli meno autonomi e non autosufficienti che possono risultare difficili da raggiungere da parte dei familiari e finiscono in rsa».

Si complica e si arricchisce anche il ruolo del Sindacato, chiamato ad intervenire non soltanto sulle carenze dei servizi socio assistenziali (una per tutte: la mancanza di medici di base) ma anche sulla eventuale carenza del servizio di trasporto pubblico, che non consente agli assistiti di raggiungere gli studi medici, oppure qualora limiti la mobilità dei caregiver verso gli anziani.

Già adesso il servizio pubblico non è in grado di coprire tutti i bisogni della popolazione anziana, col risultato che le famiglie devono sostenere spese di assistenza, servizi e sanità, dalle visite mediche all’assistenza domestica come la badante o la casa di riposo. Se poi il sostegno della famiglia è destinato a venire gradualmente meno, siamo di fronte ad un fortissimo rischio di esclusione sociale.

Post correlati

SPI CGIL Veneto

Iscriviti subito alla nostra Newsletter

Ricevi tutte le notizie

compila i campi






Dichiaro di aver letto e compreso la vostra Privacy Policy.*


Dichiaro di aver letto e compreso la vostra Privacy Policy.*

Continuando a navigare nel sito acconsenti all'uso di Cookie Tecnici neccessari che permettono di offrire la migliore esperienza di navigazione, come descritto nell'informatva sulla privacy.