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Ulss1: medici pagati per prescrivere meno prestazioni urgenti

Il sindacato dei pensionati della Cgil si scaglia contro l’accordo siglato fra Asl di Belluno e sindacati dei medici di base

BELLUNO. Come superare l’annoso problema delle liste d’attesa eterne? Semplice, basta pagare i medici di base affinché riducano il numero di prescrizioni urgenti, quelle da soddisfare in dieci giorni. È questo, semplificando, il surreale escamotage trovato dall’ULSS di Belluno e condiviso dai sindacati dei medici di base (FIMMG, SMAMI, SMI) che in questi giorni, come riportano le cronache locali, hanno siglato un accordo (su base volontaria, ma il concetto non cambia) che sembra partorito dalla fantasiosa mente di Eugene Ionesco, padre del teatro dell’assurdo. Un euro a paziente ai medici che riducono del 25% le prescrizioni con codice di priorità B (urgente) e 50 centesimi, sempre a paziente, se il medico di famiglia rispetta i limiti per le ricette dei farmaci convenzionati. “Siamo allibiti e indignati – tuonano Maria Rita Gentilin, segretaria generale dello Spi Cgil di Belluno e Ugo Agiollo, segretario dello Spi del Veneto -. Invece di procedere con l’adeguamento del sistema sanitario alle esigenze della popolazione tramite nuovi finanziamenti e nuove assunzioni, si è deciso di trasformare il medico di base in un economo, in un ragioniere pagato per contenere prescrizioni urgenti e ricette per farmaci convenzionati. Non è di certo questo il modo per rilanciare l’appropriatezza delle prestazioni. Come Spi abbiamo di recente evidenziato le storture di una sanità, quella veneta, considerata un tempo fiore all’occhiello in tutta Italia, in cui 7 cittadini su 10 non riescono a prenotare subito la prestazione tramite Cup, anche se urgente. Il nostro era un invito a riorganizzare il sistema e a investire sul pubblico, a iniziare dalla prevenzione. Invece la soluzione trovata all’ULSS di Belluno e purtroppo sottoscritta dai medici, va nella direzione opposta e rischia di favorire ancor più il sistema privato. È questa la sanità che vogliamo e per la quale il sindacato ha lottato a partire dagli anni 70?“. Contro questo accordo lo Spi si batterà, sia contrastando da subito la convenzione del Bellunese sia scongiurando una diffusione di questo modello nell’intero Veneto, cosa che temiamo farebbe piacere ai vertici della nostra sanità. “Monetizzare il contenimento delle prescrizioni urgenti – concludono Gentilin e Agiollo – con conseguenti gravi pericoli per la vita delle persone in una regione dove ci si ammala di tumore più che in altri territori, e pagare i medici che prescrivono meno farmaci convenzionati, magari togliendo farmaci antidolorifici a pazienti con patologie dolorose, è un atto scandaloso e non degno di un paese civile. Anche contro questo accordo lo Spi è pronto a mobilitarsi, senza se e senza ma“.

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