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Tiziana Basso: 8 marzo, giornata di lotta per i diritti sociali e civili

In Veneto gap reddituale al 39,8% a danno delle donne, aumento del 42% degli infortuni delle lavoratrici, appena il 57,7% di occupazione femminile. 

Pubblichiamo il commento di Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, aggiungendo un dato significativo per noi del sindacato dei pensionati: secondo i dati Inps del 2021, in Veneto, in media le pensionate percepiscono 7.488 € lordi in meno all’anno rispetto ai pensionati. Vale a dire 576 € lordi in meno al mese (su 13 mensilità). Un divario di genere che non può non influire su indipendenza, libertà e autodeterminazione delle donne.

“Non c’è ricorrenza migliore dell’8 marzo per comprendere una verità sempre più evidente: in una società diseguale come quella italiana, e non fa affatto eccezione il Veneto, vanno tenute insieme le battaglie per i diritti civili con quelle per i diritti sociali. Parto da questi ultimi, perché sono clamorosamente negati a un numero crescente di donne, siano essere lavoratrici o pensionate.

Gli ultimi dati disponibili del nostro Caf Veneto, che elabora oltre 300.000 dichiarazioni dei redditi a livello regionale, ci indicano un gap reddituale a danno delle lavoratrici del 31,4%. Se consideriamo l’intera platea, quindi anche le pensionate, arriviamo a 39,8%. Il reddito medio di una donna nel nostro territorio è di appena 14.583 euro lordi (le lavoratrici non arrivano ai 18.000 euro).

E che il lavoro femminile sia ancora considerato ancillare rispetto a quello degli uomini, si desume dal fatto che nel 94% dei casi il ‘coniuge a carico’ nel modello 730 è una donna.

Situazione confermata dall’ultima edizione de ‘Il sestante’, il trimestrale di Veneto Lavoro, da cui risulta che il 58% dei disoccupati è donna.

Anche la piaga della precarietà colpisce in prevalenza i giovani e le donne. E lo dimostra il dato sull’insicurezza sul lavoro, che colpisce soprattutto i meno garantiti: nel 2022 gli infortuni delle lavoratrici sono cresciuti del 42%.

Risulta evidente come il nostro sistema produttivo non sia in grado di garantire l’autonomia economica delle lavoratrici e delle pensionate.

E senza autonomia economica, la libertà è semplicemente una chimera. La stessa libertà di sottrarsi alla violenza degli uomini, che anche in Veneto continua a mietere vittime.

Ma anche i diritti civili, complessivamente intesi, vengono minati da un’ingiustizia sociale di questo tipo. Perché senza libertà dal bisogno, senza un lavoro che emancipa, dignitoso e ben retribuito, è impossibile perfino costruirsi un progetto di vita, qualunque sia – per esempio – il proprio orientamento sessuale.

Senza dimenticare che una bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro (appena il 57,7%, venti punti da recuperare rispetto agli uomini) impedisce una crescita economica solida e, soprattutto, un’equa redistribuzione del benessere prodotto.

Tutto questo per ribadire che l’8 marzo del 2023, ancor più che in passato, è per la Cgil una giornata di lotta: contro la violenza sulle donne, per la parità di genere, per equiparare i trattamenti salariali, per la salute, contro la precarietà che colpisce soprattutto le lavoratrici. Ed è una lotta che non si arresta ai confini nazionali, perché ci sono luoghi nel mondo dove vengono calpestati diritti umani fondamentali, a partire dal diritto allo studio, alla partecipazione democratica, perfino alla sopravvivenza delle donne.

Una lotta che non dura un giorno, ma tutto il tempo necessario a cambiare radicalmente ciò che va cambiato”.

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