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8 marzo, una storia da ricordare

di Manuela Giarolo, Coordinamento Donne Spi Cgil Verona

La giornata dell’OTTO MARZO nasce per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggi oggetto in ogni parte del mondo.
Specie nel secondo dopoguerra ci fu molta confusione nell’attribuire le origini di questa manifestazione.
Già nell’agosto del 1907 nel corso della VII Conferenza dell’Internazionale socialista di Stoccarda viene sollevata la questione femminile.
Il Congresso vota una risoluzione nella quale si impegnano i partiti socialisti a «lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne». Rosa Luxemburg, figura di primo piano del comunismo europeo e mondiale propone di dedicare un giorno ai diritti delle donne.

Negli Stati Uniti il 3 maggio 1908, nella conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago, in cui tutte le donne sono invitate, si discute principalmente dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
Si decide così di istituire la prima e ufficiale giornata della donna che si celebra il 23 febbraio 1909.

Forse non è la prima giornata della donna nella storia, ma certo è la prima di cui si trovano precisi resoconti nei giornali dell’epoca.

L’iniziativa si diffonde anche in Europa, soprattutto tra le militanti socialiste che si rivolgono alle operaie perché si battano per i loro diritti e per ottenere il voto.

Verso la fine di quell’anno, il 22 novembre, a New York inizia un grande sciopero di ventimila camiciaie che continua fino alla fine del febbraio del 1910 quando tremila donne celebrano il Woman’s Day.

Le delegate socialiste americane, forti dell’ormai consolidata manifestazione della giornata della donna, propongono alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi a Copenaghen nell’agosto del 1910, prima dell’apertura dell’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne nel lavoro, nel sociale e soprattutto al voto.

Il 25 marzo 1911 scoppia un terribile incendio in una fabbrica di camicie a Manhattan( New York)

“Negli occhi di tutti, scrisse il cronista del New York Times, restò l’immagine di una ragazza che, lanciatasi nel vuoto nella speranza di aggrapparsi all’edificio accanto, restò impigliata per alcuni interminabili secondi finché le fiamme le divorarono il vestito lasciandola precipitare. Forse era russa, tedesca, finlandese… non è improbabile che quella poveretta fosse italiana.”

In quello spaventoso incendio muoiono 146 persone di cui 123 sono donne; almeno 39 di quei corpi quasi carbonizzati, sono di operaie italiane.
Fosse anche falso il collegamento storico, non c’è episodio nella storia delle donne più adatto a segnare un punto di svolta, quanto la catastrofe alla Triangle Waist Company.
Questo nefasto episodio, dimenticato dall’Italia, è invece erroneamente sempre ricordato per un equivoco storico, come l’atto di origine dell’8 Marzo.

Mentre negli Stati Uniti continua a tenersi l’ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei come Germania, Austria, Svizzera e Danimarca la giornata della donna si tiene per la prima volta la domenica del 19 marzo 1911, su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste.
La manifestazione non fu ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i Paesi.
L’8 marzo 1914 ci sono degli scontri a Londra, dove era prevista una marcia di protesta: la giornalista socialista Sylvia Pankhurst, che aveva da poco fondato la East London Federation of Suffragetes, viene arrestata mentre si sta dirigendo ad un comizio già organizzato.

Sempre nel 1914, in Francia, si tiene una manifestazione organizzata dal Partito Socialista il 9 marzo.

Nel 1917 a Pietrogrado, lo scenario è quello della Grande Guerra. Fame, freddo e miseria spingono operaie e contadine in piazza contro lo zar a chiedere pace e pane.
E’ l’inizio della Rivoluzione di Febbraio: 23 Febbraio secondo il calendario Giuliano, 8 marzo per quello riformato in vigore in occidente.

E’ il 14 giugno 1921 e a Mosca si apre la seconda Conferenza internazionale delle donne comuniste; sono presenti 82 delegate provenienti da 20 paesi.
Prende la parola Clara Zetkin: “Propongo di adottare l’8 marzo come Giornata dell’operaia in ricordo della manifestazione del 23 febbraio 1917, quando le donne operaie di Pietrogrado dimostrarono di essere capaci di divenire protagoniste.”

Quando le donne russe riescono a sintonizzarsi con le americane è 8 Marzo per tutte!
Da Oriente ad Occidente da allora sarà Giornata Internazionale della donna.

Le celebrazioni sono interrotte in tutti i paesi belligeranti negli anni seguenti allo scoppio della prima guerra mondiale.

In Italia, la Giornata internazionale della donna si tiene per la prima volta nel 1922 per iniziativa del Partito Comunista d’Italia che la celebra il 12 marzo.
In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale “Compagna”.
Con il fascismo i diritti femminili fanno un passo indietro: la concessione del voto amministrativo alle donne (1925) è sospesa dato che non si tengono più elezioni. Perfino le insegnanti sono escluse dalle cattedre di Lettere e filosofia ai licei e le tasse scolastiche per le studentesse raddoppiano.
Con il regio decreto 838 del 29 luglio 1939, il governo fascista stabilisce le mansioni lavorative adatte alle donne: dattilografe, telefoniste, stenografe, conta banconote e biglietti, segretarie, annunciatrici, cassiere, commesse e sarte.

Con la guerra ancora in corso, dall’1 all’8 marzo 1944 le donne italiane sono in prima fila durante lo sciopero generale.
È la più grande protesta di massa attuata dimostrativamente senza aiuti dall’esterno, senza armi ma con grande energia e sacrifici.

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