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Nelle Rsa c’è un terzo dei morti per Covid-19 in Veneto

«Case di riposo, la Regione dipinge una situazione più rosea della realtà»

Venezia, 21 aprile 2020 – «La Regione dipinge una situazione sotto controllo, ma ogni giorno nelle case di riposo facciamo i conti con nuove morti, che sono in primo luogo persone. Sarà pure positivo che 3 Rsa su 4 in Veneto non hanno avuto casi di contagio, ma un terzo dei deceduti per Covid-19 in regione è rappresentato proprio da anziani in casa di riposo. E alcune sono state colpite in modo drammatico. Non comprendiamo la minimizzazione che ne fanno Zaia e l’assessora Lanzarin». È questa l’opinione dei sindacati dei pensionati veneti Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil dopo la conferenza stampa del governatore Zaia e dell’assessora Lanzarin di lunedì, in cui hanno reso noti quelli che, a loro dire, sono i dati definitivi del primo monitoraggio sulle positività da Coronavirus nelle Rsa del Veneto.

«Quello delle case di riposo è un dramma che merita più serietà da parte dei livelli istituzionali, anche perché avviene in strutture pubbliche e private che lavorano con accreditamento della Regione, e in cui la quota sanitaria è pagata con fondi pubblici regionali», continuano i segretari generali veneti Elena Di Gregorio (Spi Cgil)Vanna Giantin (Fnp Cisl) e Fabio Osti (Uilp Uil). Dopo numerose sollecitazioni da parte dei sindacati, la Regione finalmente pare aver assunto la gestione dell’emergenza nelle case di riposo, demandando un ruolo operativo fondamentale alle singole Ulss. In questi giorni i dg presenteranno nei tavoli provinciali, fortemente voluti dalle parte sociali, i loro Piani di sanità pubblica che riguardano anche le case di riposo presenti nelle loro aree: «In quelle sedi confidiamo di poter finalmente capire cosa sia successo in questi due mesi, quali misure concrete sono state e saranno messe in campo per continuare a gestire questa emergenza, e quali saranno le linee guida alle quali ci si dovrà attenere d’ora in poi. Abbiamo bisogno di più trasparenza nelle informazioni e aggiornamenti costanti», precisano i sindacati dei pensionati.

Le preoccupazioni dei sindacati dei pensionati sulla gestione dell’emergenza Coronavirus nelle case di riposo sono diverse: la fattibilità dei percorsi di separazione e isolamento degli ospiti contagiati; la carenza di personale dovuta anche ai numerosi contagi tra gli operatori; l’effettiva dotazione di Dpi per ospiti e operatori, perché «nonostante la Regione assicuri che non c’è più penuria di mascherine, guanti etc, quotidianamente portati a Ulss e case di riposo, noi continuiamo a ricevere segnalazioni di mancanze. È necessario verificare che il meccanismo di distribuzione funzioni», considerano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto. Infine, ci sono due fattori dai risvolti più umani che devono essere affrontati con indicazioni univoche e non dipendere, come finora è successo, dalla buona volontà dei dirigenti o degli operatori delle Rsa: la Regione o le Ulss devono dare disposizioni alle dirigenze di mantenere un filo diretto informativo con i comitati dei famigliari degli ospiti, e di garantire i contatti fra anziani e i loro cari tramite tutti i mezzi tecnologici possibili. 

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