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Coronavirus – L’allarme dello Spi Cgil regionale: “no ai tagli dei servizi, serve un welfare d’emergenza”

Nel solo mese di marzo i comuni veneti perdono 45 milioni di euro fra tributi e tariffe

Il sindacato dei pensionati rilancia la negoziazione sociale e suggerisce alle amministrazioni l’utilizzo dei circa 320 milioni di euro di avanzo disponibile per aiutare le fasce più deboli e in particolare gli anziani

 VENEZIA. Che ne sarà dei servizi offerti dai comuni ai propri cittadini quando l’emergenza CoronaVirus sarà passata? E, soprattutto, come riusciranno le amministrazioni locali a mantenere le politiche sociali per le fasce più deboli della popolazione e in particolare per gli anziani? Sono queste le domande che si pone il sindacato dei pensionati della Cgil regionale di fronte al crollo delle entrate correnti (tributi e tariffe) che si sta già registrando anche nel nostro territorio per effetto dei provvedimenti del governo resi necessari dalla diffusione dell’epidemia.

Infatti, secondo i calcoli dello Spi Veneto – che ha elaborato l’andamento delle entrate analizzando i rendiconti 2018 e confrontando i dati con quelli diffusi dall’Anci nazionale che calcola per il mese scorso 600 milioni di mancati introiti tributari e tariffari per i comuni italiani – le entrate derivanti da tributi e tariffe nella nostra regione sono calate di 45 milioni di euro nel solo mese di marzo.

Davanti a questi numeri – commentano Renato Bressan della segreteria regionale e Gino Ferraresso responsabile del dipartimento welfare dello Spi Cgil Venetoinvochiamo un welfare d’emergenza, che scongiuri il taglio e la riduzione dei servizi e in particolare di quelli socio-assistenziali riservati alle persone più anziane e maggiormente colpite dagli effetti della pandemia”.  

In considerazione di ciò, il sindacato rilancia l’importanza della negoziazione sociale, che contempla il confronto fra sindacati, aziende sanitarie, strutture residenziali e amministrazioni ed enti locali per definire e indirizzare le politiche a favore delle fasce più deboli della popolazione. E propone di utilizzare subito, nella fase 2, i circa 320 milioni di euro che hanno in cassa i comuni veneti come avanzo disponibile. Una cifra che, secondo il sindacato, potrebbe essere utilizzata per l’assistenza socio sanitaria delle persone più fragili e indirizzata per esempio nell’assistenza domiciliare, nel sostegno psicologico, nella distribuzione dei pasti, nella spesa delle mascherine, nell’aiuto per affitti e mutui, e in molte altre iniziative a favore delle persone in difficoltà.

 “Il welfare d’emergenza necessita di una negoziazione sociale sempre più incisiva e concreta –  continuano Bressan e Ferraresso -. In Veneto essa deve concentrarsi soprattutto sulle politiche socio-assistenziali, come l’assistenza domiciliare a favore delle famiglie anziane, il lavoro di cura delle donne, la creazione di strutture sanitarie intermedie, il monitoraggio delle assistenti familiari e degli anziani soli. E sulle politiche del reddito e delle entrate: innalzamento della soglia di esenzione dell’addizionale Irpef; creazione di tariffe sociali collegate all’Isee per gas, luce, rifiuti; sottoscrizione dei patti antievasione con destinazione degli eventuali introiti al rafforzamento dei servizi sociali. Tutti temi già affrontati nell’ambito della negoziazione sul territorio veneto ma ora più che mai impellenti”.

Anche Daniela Cappelli, della segreteria nazionale dello Spi, intervenuta al seminario “on line” organizzata dallo Spi Cgil del Veneto al quale hanno partecipato una novantina di funzionari, sottolinea l’importanza della negoziazione e aggiunge:  “bisognerà comunque riadeguarla e rafforzarla in considerazione dell’emergenza sociale che si manifesterà in tutta la sua forza una volta esaurita l’emergenza sanitaria”.  Ecco dunque un invito ai sindaci italiani, affinché in questa difficilissima fase, prosegue Cappelli, “venga garantita equità e trasparenza a tutti” e le risorse “ vadano indirizzate alle persone che ne hanno veramente bisogno”.  

Ecco alcuni dati sulla negoziazione sociale in Veneto (anno 2019):

Nell’anno solare sono stati sottoscritti 145 documenti (contro i 175 del 2018):

➢ 6 verbali di accordo (8 nel 2018): Riguardano 1 Azienda del Gas**, 1 Azienda d’Igiene Ambientale, e 4 Comuni;
➢ 10 verbali d’incontro (15 nel 2018): 6 riguardano Comuni e 4 Aziende Ulss/Ospedaliere-Universitarie;
➢ 112 Verbali d’intesa (140 nel 2018): 111* hanno coinvolto Comuni e 1 Strutture residenziali per anziani;
➢ 10 Protocolli d’intesa (10 nel 2018): riguardano 8 Comuni, un’Azienda Ospedaliero Universitaria e 1 azienda pubblica;
➢ 1 Protocollo di relazioni (0 nel 2018): sottoscritto con l’Anci Veneto;
➢ 6 piattaforme (1 nel 2018): 4 interessano i Comuni, 1 il socio-sanitario e 1 enti 

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