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Case della Salute e Ospedali di Comunità: lo stato dell’arte delle “strutture intermedie” in Veneto

In vista dell’applicazione della parte sanitaria del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) il Parlamento ha provato a fare il punto della situazione sullo stato delle cure primarie nelle varie regioni italiane con riguardo alla dotazione di Case della Salute e di Ospedali di Comunità. Come segnala il rapporto parlamentare, i dati, frutto delle auto-dichiarazioni delle Regioni, sono stati raccolti unicamente per finalità di mappare l’esistente (o meglio il dichiarato) senza alcuna valutazione circa la sua adeguatezza. In termini assoluti L’Emilia Romagna si conferma la Regione che ha attivato più Case della Salute (124 in totale) mentre il Veneto detiene il primato negli ospedali di comunità dichiarandone 69 per complessivi 1.426 posti letto. La Casa della Salute, la cui sperimentazione è stata avviata fin dal 2007, è pensata come “il luogo della partecipazione democratica dove i cittadini e le associazioni di tutela dei pazienti contribuiscono alla programmazione dei servizi e sono chiamati a valutare i risultati ottenuti in termini di salute e di benessere percepito”.

Il salto culturale rispetto al semplice poliambulatorio è notevole ma l’applicazione del concetto trova un panorama variegato nelle regioni italiane. Il Veneto ad esempio dichiara 77 Case della Salute attive ma andando a spulciare l’elenco fornito al Parlamento si trovano soltanto medicine di gruppo Integrate (MGI) la cui diffusione sul territorio è peraltro ferma da tempo. Nella provincia di Verona le MGI sono soltanto 10 per un bacino di 926 abitanti, di cui una sola nel capoluogo. Anche i numeri relativi agli ospedali di Comunità vanno valutati attentamente: spesso le unità dichiarate sono interne ai grandi nosocomi, sia pubblici che privati, quindi percepite come relativamente lontane dal “territorio”; altre volte sono il risultato di parziali riconversioni di ospedali periferici dismessi e quindi accolte come un insoddisfacente ripiego da parte della “comunità” di cui dovrebbero invece essere parte integrante. Non da ultimo, l’effettiva disponibilità di servizi decentrati nella nostre regione si gioca sempre sul filo sottile della differenza tra quanto viene programmato dalle schede sanitarie e quanto invece viene attuato effettivamente nella realtà.

L’elenco trasmesso al Parlamento dalla Regione Veneto, ad esempio, è un aggiornamento, datato agosto 2020, delle schede di dotazione del sistema delle “strutture intermedie” del dicembre 2019 (DGR 614/19), reso necessario dalla constatazione che non tutte le strutture previste sarebbero state pronte in tempi compatibili con la programmazione. Stando al DGR 614/19 “il numero complessivo dei posti letto degli ospedali, pubblici e privati accreditati del Veneto ammonta a 17.955. La dotazione complessiva minima dei posti letto per cure intermedie prevista dal PSSR 2019-2023, è pari 1.612. I posti letto complessivi, oggetto del presente provvedimento, ammontano a 2.013”. La programmazione delle schede sanitarie regionali per gli ospedali di comunità coincide sostanzialmente con gli obiettivi del Pnrr che per il Veneto prevede di arrivare a circa 100 strutture e 2.047 posti letto entro il 2026.

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