Erano rimasti “ingabbiati” negli intricati meandri della legge Fornero, costretti a rinviare per anni il sospirato approdo alla pensione. Nell’arco del 2015, però, hanno finalmente maturato i requisiti per uscire dal mondo del lavoro, facendo crescere del l’86% il numero di pensioni di anzianità. È così che molti anziani trevigiani nel 2015 hanno raggiunto l’agognato traguardo, regalando alle statistiche numeri da record.
Nella Marca, infatti, nel 2015 le nuove pensioni liquidate ed erogate sono oltre 1.600 in più dell’anno precedente e, all’interno di questa cifra, il numero di assegni di anzianità è cresciuto del 86,7%, passando a 3.400 pensioni erogate, contro le 1.821 dell’anno precedente.
Il consueto bilancio sociale dell’Inps, insomma, racconta anche per la provincia di Treviso un boom senza precedenti. E il motivo è presto spiegato.
“Per scoraggiare l’accesso alla pensione anticipata ai lavoratori che non hanno compiuto i 62 anni di età – spiega Rita Turati, segretaria generale dello Spi del Veneto – la riforma Fornero del 2011 aveva introdotto un sistema di disincentivi che colpivano l’importo della pensione. La penalizzazione consisteva nel taglio dell’assegno pensionistico per ciascun anno di anticipo rispetto al 62° anno di età, con una riduzione pari all’1% per ciascuno degli ultimi due anni che mancano ai 62 e del 2% per ciascuno degli anni che mancano per il compimento del 60° anno. La legge di stabilità dell’1 gennaio 2015 ha congelato l’applicazione della riduzione”. Altro motivo del boom, come ricorda ancora Turati, è legato all’opzione donna “i cui requisiti dovevano maturare entro il 31 dicembre 2015”.
Come detto, nel 2015 l’Inps ha liquidato nel Trevigiano 8.580 pensioni contro le 6.972 dell’anno prima (+23%). In pratica, sul totale delle pensioni erogate, quelle di anzianità rappresentavano nel 2014 il 26,1% del totale, nel 2015 la percentuale è salita di circa 13,5 punti, arrivando a quota 39,6%. La seconda tipologia di assegno previdenziale a livello numerico è relativa alla reversibilità, che, lo ricordiamo, riguarda per lo più donne.
A livello di categorie, invece, le pensioni liquidate nel Trevigiano riguardano per lo più lavoratori dipendenti cui spetta il 46% delle posizioni previdenziali accolte nel 2015, con un aumento del 33,7% in confronto al 2014. Poi, a seguire, troviamo gli artigiani (1.256 pensioni liquidate lo scorso anno, contro le 929 dell’anno prima, con un incremento del 35,2%) e i commercianti (854 contro 592, con un più 44,2% sull’anno prima).
“C’è chi ha dovuto aggiungere fatica a fatica per arrivare a quello che diventa sempre più un traguardo ambito, la pensione. – aggiunge Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso -. Ma c’è soprattutto una fascia di popolazione invisibile, stimiamo oltre 500 persone nella Marca, rimasta schiacciata dagli effetti della crisi economica e dalla riforma Fornero. Lavoratori dipendenti, autonomi, artigiani e partite Iva, che si sono ritrovati senza lavoro, senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia o di anzianità. Persone che hanno precocemente iniziato a rimboccarsi le maniche, rimasti nel limbo e che si trovano oggi a dover essere sostenuti dalla rete familiare per non affondare nello stato di indigenza”.