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Occupazione, sempre più precaria. La CGIL lancia la carta dei diritti universali del lavoro. Danilo Barbi spiega il significato dell’iniziativa

carta2In un Paese dove il governo è riuscito a rendere instabili perfino i contratti a tempo indeterminato, la Cgil scende in campo per ribadire la necessità di tutelare i diritti di tutti i lavoratori, siano essi subordinati, parasubordinati e autonomi. Nasce da questa esigenza l’iniziativa che il sindacato ha avviato in tutta Italia e che si traduce in una proposta di legge di iniziativa popolare, con la quale si invoca l’adozione di una “Carta dei diritti universali del lavoro” che regali appunto “nuova vita” ai diritti.

In tale ambito, Danilo Barbi della segreteria nazionale della Cgil ha presentato alle leghe dello Spi del Veneto il progetto, che si attuerà in quattro fasi fondamentali:

  • CONSULTAZIONI STRAORDINARIE
  • RACCOLTA FIRME
  • PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
  • REFERENDUM (nel 2017)

Questa campagna non si deve esaurire una volta raccolte le firme – avverte Rita Turati, segretaria dello Spi del Veneto – dopo le consultazioni è necessario avviare un percorso politico che deve coinvolgere l’opinione pubblica e costruire nuove alleanze”. Barbi ha illustrato allo Spi-Cgil i passaggi fondamentali che hanno portato alla “costruzione” di una “Carta dei diritti universali del lavoro”.  “In una fase delicata come questa – è il pensiero del segretario nazionale – pensiamo sia necessario introdurre una iniziativa collettiva, un atto di democrazia diretta che abbia anche  un impatto psicologico sulla crisi. Vediamo l’esigenza di utilizzare la democrazia e la partecipazione per affrontare la crisi, in un periodo in cui perfino gli anziani hanno paura di perdere la propria pensione”.

barbi3Per Danilo Barbi “la recessione è forse finita, ma di certo non è cominciata la ripresa. Noi ora dobbiamo far crescere le aspettative dei lavoratori, delle famiglie e dei pensionati, ovvero le loro attese derivanti da situazioni oggettive e concrete, e non la fiducia, che è cosa astratta, un comportamento assunto in una situazione di incertezza”. Eppure in questi anni i governi che si sono succeduti hanno utilizzato sempre le stesse ricette contro la recessione. “Sono due in particolare i provvedimenti adottati – continua Barbi – la riduzione dei diritti e del costo del lavoro. Ma queste formule non hanno certo rilanciato la ripresa, che è tale solo se riguarda i salari e l’occupazione perduta. Eppure abbiamo visto come i Paesi che hanno tutelato i diritti sono anche quelli che si stanno risollevando più velocemente”. Cos’è successo in Italia, invece? Semplice: “le imprese hanno chiesto sempre più libertà e potere– spiega Danilo Barbi – e a tale richiesta il governo ha risposto sì. Da noi questo processo è diventato patologico: co.co.co,. partite Iva, Voucher, tutte forme contrattuali che tengono bassa la qualità del lavoro. Le aziende fanno alti profitti con investimenti praticamente nulli e così si mette in pericolo l’intero sistema”. E il job acts, da questo punto di vista non ha migliorato il panorama dei diritti nel mondo del lavoro, anzi. “Ha ampliato la possibilità di licenziamento, tanto che Renzi è riuscito nell’impresa di rendere instabile perfino il contratto a tempo indeterminato e così vediamo che già oggi cominciano i licenziamenti disciplinari. Sul posto di lavoro si sta creando un clima intimidatorio/ricattatorio”. Ma il contratto a tutele crescenti, ricorda ancora il segretario della Cgil, “indebolisce anche il sindacato e crea problemi nei luoghi di lavoro. Infatti, “come gestiremo i diversi inquadramenti? Come tuteleremo nello stesso posto i “licenziabili”, quelli assunti con il job acts,  e gli altri? La nuova frontiera dell’uguaglianza è ormai chiara: meno diritti per tutti.  Siamo nella società della precarietà, dove le pensioni non le paga più nessuno”.

Ecco dunque che “di fronte a tutto questo bisogna agire sulle regole giuridiche. Lo Stato deve fornire ai lavoratori dei diritti, non si deve lasciare il lavoratore da solo davanti alle imprese. Nasce da qui la proposta carta universale del lavoro. Perché noi vogliamo donare una nuova vita ai diritti di tutti, partendo da concetti che non sono un vezzo del sindacato, ma principi stabiliti dalla Costituzione”.

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