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Una folle estate con il Sindacato nel mirino. Intanto le vaccinazioni frenano e gli hub chiudono

Lo sport prediletto dell’estate 2021 è stato il “tiro al Sindacato” che nelle ultime settimane è stato bersaglio di una campagna stampa senza precedenti sul tema del green pass a scuola e nelle mense aziendali. La tempesta ha toccato il culmine a cavallo di Ferragosto, periodo tradizionalmente avaro di notizie, per poi diradarsi soltanto negli ultimissimi giorni del mese lasciando intravvedere la dura realtà che con il ruolo del Sindacato ha ben poco a che fare: brusca frenata delle vaccinazioni, tutt’altro che fisiologica, e chiusura dell’esperienza dei grandi hub vaccinali senza un “Piano B”, cioè senza un vero e proprio passaggio del testimone  ai medici di base.

Nella seconda metà di agosto le somministrazioni giornaliere in Veneto hanno infatti toccato minimi di meno di 20 mila al giorno che non si vedevano dallo scorso marzo, contro un ruolino di marcia che ne vorrebbe almeno 50 mila al giorno.

Sulla stessa scia le somministrazioni a livello nazionale che nel mese di agosto sono quasi dimezzate.

A Verona è stato chiuso l’hub della Fiera, che da febbraio ha somministrato circa 337 mila dosi sulle circa 1,15 milioni complessivamente somministrate nell’intera provincia di Verona. Gli spazi della Fiera sono tornati nella disponibilità dell’ente che li allestirà per il ritorno in presenza delle rassegne fieristiche dell’autunno, mentre riparte per diventare il principale hub cittadino quello allestito alla caserma Duca di Montorio-Borgo Venezia, in posizione assai decentrata.

Con il 61,1% della popolazione veneta vaccinata (percentuale che sale al 67,8% contando soltanto la popolazione over-12 eleggibile alla vaccinazione) la cosiddetta immunità di gregge appare ancora piuttosto lontana, anche perché con un virus così insidioso una soglia di sicurezza certa non esiste.

Nel frattempo, si approssimano alla scadenza le primissime vaccinazioni effettuate, specialmente sugli anziani, tra gennaio e febbraio 2021, la cui validità è stata prolungata, con il benestare del Comitato Tecnico Scientifico, da 9 a 12 mesi.

L’obiettivo dato da alcuni epidemiologi parla della necessità di vaccinare almeno l’80% della popolazione, ma la nuova strategia per coprire l’ultimo 10-20% si fa attendere.

Ulss e aziende ospedaliere hanno messo in campo varie iniziative ma gli accordi sottoscritti con medici di base e farmacie, che avrebbero dovuto rappresentare la chiave di volta per una campagna vaccinale realmente diffusa sul territorio, non sembrano essere mai realmente decollati.

Alcuni governatori, tra cui il veneto Zaia e il friulano Fredriga, che è anche presidente della Conferenza Stato Regioni, invocano una campagna di informazione sugli effetti collaterali dei vaccini per cercare di convincere gli ancora tanti cittadini reticenti al vaccino. Reticenti non perché ideologicamente contrari, ma perché più spesso preoccupati dei possibili effetti collaterali. Una richiesta che come Sindacato dei pensionati portiamo avanti da mesi, purtroppo inascoltati.

La definitiva approvazione, avvenuta lo scorso 23 agosto da parte delle autorità sanitarie statunitensi, del siero della Pfizer dovrebbe dare una certezza in più alla cittadinanza. Ma chi, se non le Ulss, in coordinamento con le Regioni, avrebbe potuto e dovuto dare la più completa informazione sui vaccini e i loro possibili effetti collaterali in questi ultimi 6 mesi approfittando dei milioni di contatti avuti da febbraio ad oggi nei grandi hub vaccinali? Fare cultura richiede tempi più lunghi di uno spot pubblicitario.

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