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Spi Venezia: boom di decessi fra gli ultra75enni

Nel 2022 boom di decessi fra gli ultra75enni veneziani. Rispetto al periodo pre-Covid si contano quasi 1.800 morti in più (+ 27%) 

Il sindacato dei pensionati Metropolitano fotografa lo stato della sanità territoriale e rilancia la campagna sulle liste d’attesa “tu tagli, io firmo” 

Tronco (Spi Cgil): «Dati preoccupanti, servono interventi urgenti e strutturali» 

17 giugno 2023, Venezia. Quasi 1.800 decessi in più del 2019, 458 in più del 2021 e solo 36 in meno rispetto al 2020, l’anno del Covid e delle stragi nelle case di riposo. Se i numeri sono in grado di raccontare meglio delle parole le dinamiche di un territorio, allora i dati Istat sulle morti degli anziani ultra75enni in provincia di Venezia nel 2022 non possono che destare preoccupazione e sollevare molte domande e tante (possibili) risposte. 

Il trend dei decessi fra gli anziani – analizzato dal sindacato dei pensionati Cgil Metropolitano comune per comune – descrive una realtà per certi versi anomala, lasciando intendere che la pandemia continua a manifestare i propri effetti indiretti sulle persone più bisognose di cure e di assistenza continua e che la sanità territoriale manifesta gravi carenze, come dimostrano le liste d’attesa eterne e la penuria di medici di base. 

Ed è partendo anche da queste considerazioni che lo Spi di Venezia, assieme alla Funzione Pubblica, alla Filcams e alla stessa Cgil, ha promosso la campagna “Tu tagli, io firmo”, che sta “spopolando” in tutto il territorio provinciale (10 mila le firme finora raccolte), a dimostrazione di quanto le criticità del nostro sistema sanitario siano sentite dall’intera cittadinanza e in particolare dalle persone più anziane.   

Nel 2022, secondo i dati Istat, sono morti 3.184 veneziani di età compresa fra 75 e 84 anni e 5.134 ultra85enni. In totale, 8.318 anziani over 75. L’anno prima i decessi fra gli ultra75enni ammontavano a 7.860, 458 in meno, mentre nel 2020 erano 8.354, appena 36 in più pur essendo l’anno del Covid e dei drammatici e nefasti effetti sulle case di riposo. Emblematico il confronto con il 2019 quando si sono registrati 6.531 decessi fra i veneziani con più di 75 anni.  Di fatto, rispetto all’anno pre-Covid, lo scorso anno sono deceduti 1.787 anziani in più con un incremento “monstre” del 27%. 

Cosa stia succedendo, dunque, è difficile da definire in modo chiaro ma pare ovvio che si sia abbassato il livello di assistenza nei confronti della popolazione più anziana e che la pandemia abbia accentuato i limiti della nostra sanità territoriale, già minata appunto dal rinvio, nel 2020, di migliaia di prestazioni.      

«I dati Istat sono preoccupanti perché non sembrano essere avvalorati da normali tendenze demografiche -commenta Daniele Tronco, segretario generale dello Spi Cgil Metropolitano -. A questo punto non possiamo fare altro che elaborare ipotesi e chiedere alla Regione di analizzare questi numeri per capire se si siano davvero creati contesti sfavorevoli per i nostri anziani dopo il blocco causato dal Covid. Il timore è che la carenza di personale medico spinga le strutture sanitarie a una minore attenzione per i pazienti ultra75enni. Inoltre ci sono le liste d’attesa eterne per le prestazioni sanitarie che costringono molti cittadini a rinunciare alle visite e alle cure. Chiaramente per un grande anziano questa rinuncia può risultare fatale. Da qui l’importanza della campagna “Tu tagli io firmo” promossa da Spi, Filcams, Fp e Cgil nel Veneziano e capace di raccogliere in pochi giorni 10 mila sottoscrizioni». 

Le problematiche della sanità territoriale sono descritte anche da altri dati che il sindacato dei pensionati Metropolitano ha elaborato da varie fonti, in particolare dall’Istat. Si calcola che in provincia circa 54 mila over 65 soffrano di una o più malattie croniche. Fra questi trequarti ha più di 80 anni. Nel Veneziano poco meno di 35 mila ultra65enni non è autosufficiente con una altissima percentuale fra i grandi anziani. Il 90% di questi soggetti è seguito in famiglia anche con l’ausilio di assistenti familiari, che sono circa 16 mila. Nelle case di riposo veneziane i posti riservati proprio ai non autosufficienti sono 4 mila e 900, ma per coprire le reali necessità ne servirebbero 280 in più. Per quanto riguarda le prestazioni specialistiche, circa 70 mila pazienti si trovano in liste di galleggiamento. Due su tre hanno più di 65 anni. Nel 2021, a causa delle liste d’attesa e dei costi delle prestazioni a pagamento, circa 10 mila anziani veneziani (il 4,5% del totale) hanno rinunciato alle cure. Inoltre in provincia un centinaio di zone risultano carenti di medici di base e ciò si traduce in un disagio per circa 28.800 over 65. Infine, rispetto al resto del territorio veneziano, bisogna sottolineare che proprio nella città storica del capoluogo, vista la sua conformazione, esistono grandi difficoltà di accesso alle strutture sanitarie. Secondo una indagine realizzata sempre dallo Spi, più di sei anziani su dieci riscontrano difficoltà rilevanti nel raggiungere l’ospedale e l’83% del campione coinvolto nell’indagine necessita del supporto di un familiare per raggiungere l’ospedale.  

«Da questa analisi – conclude Tronco – si evince che per molti aspetti il sistema sanitario territoriale è al collasso. Dal boom di decessi alle liste d’attesa eterne, dalla penuria di medici di famiglia alle problematiche legate alla non autosufficienza: sono tante le criticità su cui intervenire e da questo punto di vista riteniamo fondamentale investire al più presto i fondi che il Pnrr destina proprio alla sanità del territorio. Il sindacato dei pensionati, da sempre in prima linea su questo fronte, continuerà le sue battaglie anche con campagne mirate come quella riservata alle liste d’attesa, uno dei problemi più sentiti dai cittadini soprattutto da quelli più anziani».   

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