Nel 2011 la legge Fornero aveva introdotto una serie di disincentivi per scoraggiare l’accesso alla pensione anticipata (pensione di anzianità). Ma dal 1 gennaio 2015 la legge di stabilità ha eliminato tale penalizzazione e gli effetti si sono fatti sentire appieno anche in Veneto.
Lo scorso anno, infatti, è quasi raddoppiata l’erogazione delle pensioni di anzianità, passate dalle 9.651 del 2014 alle 18.383 del 2015.
Un balzo notevole che dimostra ancora una volta le problematiche scaturite dai provvedimenti adottati dal governo Monti.

“Per scoraggiare l’accesso alla pensione anticipata ai lavoratori che non hanno compiuto i 62 anni di età – spiega Maria Pistorello, responsabile dipartimento previdenza Spi Cgil del Veneto – la Riforma Fornero del 2011 aveva introdotto un sistema di disincentivi che colpivano l’importo della pensione. La penalizzazione consisteva nel taglio dell’assegno pensionistico, per ciascun anno di anticipo rispetto al 62° anno di età, con una riduzione pari all’1% per ciascuno degli ultimi 2 anni che mancano ai 62 e del 2% per ciascuno degli anni che mancano al compimento del 60° anno di età. La legge di stabilità dal 1° gennaio 2015 ha “congelato” l’applicazione della riduzione a chi matura il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2017”.
Un altro motivo dell’incremento delle pensioni erogate in Veneto è dio sicuro legato all’opzione donna “i cui requisiti – sottolinea ancora Maria Pistorello – dovevano maturare entro il 31 dicembre 2015”.