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Rette case di riposo, i sindacati dei pensionati di Verona: “Basta aumenti delle rette”

Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil uniti: “Basta aumenti a carico delle famiglie. Intervenga il prefetto”

A fronte dei rincari nell’ordine dei 5-10 euro al giorno già avvenuti negli ultimi due anni a seguito degli adeguamenti Istat della componente alberghiera delle rette della case di riposo e per fronteggiare il caro energia, per le scriventi organizzazioni sindacali di rappresentanza dei pensionati la decisione di un ulteriore aumento anche di un solo euro della retta giornaliera è inaccettabile e irricevibile.
Se da un lato comprendiamo benissimo le regioni delle Ipab, le case di riposo pubbliche, che non sono messe nelle condizioni di operare al meglio a causa della mancanza di una riforma complessiva del settore, e che per giunta devono far fronte ad una congiuntura economica complicatissima, dall’altra parte riteniamo un’aberrazione che la politica, anziché occuparsi del destino di centinaia di migliaia di anziani veronesi e veneti, perda tempo in improbabili giochi di architettura istituzionale.
La politica serve se fornisce soluzioni ai problemi delle persone, ma come è stato ampiamente spiegato anche dalle stesse case di riposo l’incremento di 20 milioni di euro all’anno per tre anni del fondo regionale per la non autosufficienza è del tutto insufficiente a far fronte all’emergenza attuale, in quanto spalmato su centinaia di enti pubblici e privati accreditati, si traduce in un aiutino di alcune decine di migliaia di euro.
Come organizzazioni sindacali respingiamo la logica di scansare i problemi e portiamo la questione delle famiglie oberate dagli aumenti delle rette delle case di riposo davanti al Prefetto di Verona, al quale chiediamo udienza. Chiediamo inoltre l’immediata convocazione dell’Osservatorio provinciale sulle Case di Riposo per discutere e trovare soluzioni rapide. La condizione degli anziani a Verona e nel Veneto deve essere affrontata con urgenza aumentando il numero delle impegnative pubbliche per smaltire le liste di attesa, incrementando in misura adeguata il fondo per la non autosufficienza; attuando la riforma delle Ipab che si attende da decenni e individuando nell’applicazione dell’Aliquota Irpef Regionale per i redditi alti la fonte per garantire risorse adeguate al sistema di assistenza per la non autosufficienza.

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