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Premi LiberEtà, veneti due vincitori su tre

Grande soddisfazione per il Veneto in occasione dei premi di LiberEtà, consegnati il primo giorno della Festa di LiberEtà, svoltasi a Bologna dal 15 al 17 giugno scorsi: tre dei sei finalisti e due dei tre vincitori sono infatti nostri corregionali. La creatività è di casa in Veneto!

Premio letterario LiberEtà

Il Premio letterario LiberEtà, riservato a storie e autobiografie legate al lavoro e all’impegno sociale, è andato quest’anno a Alvise Fretti, per il suo racconto “Il pettirosso di Antenore”. Il veronese ha battuto in finale la veneziana Francesca Benvegnù, con “Fuochi sull’acqua” e Vincenzo Biollo, con “Il bel Paese”, aggiudicandosi il primo premio: la pubblicazione del suo racconto. Questa la motivazione della giuria: «Con l’affresco di una piccola saga familiare, Alvise Fretti ci racconta la vita di un uomo normale, i suoi dolori, le gioie e, soprattutto, la tenerezza e l’evolversi dei suoi legami affettivi con la moglie, la figlia e la nipote. Figure assai ben tratteggiate, così come quelle degli amici e compagni dell’orto urbano. Eccellenti i dialoghi, nella forma e nella sostanza. Il linguaggio, complessivamente diretto, privo di retorica, a volte ironico e irrobustito dall’amore per le buone letture e la poesia, risulta semplice ma non banale, come semplici e non banali sono il protagonista della storia e il mondo che lo circonda. Una scrittura felice, moderna, autentica nello stile e nel contenuto».

Alvise Fretti premiato da Ivan Pedretti

«È una soddisfazione inaspettata – confessa Alvise Frettiscrivo da quando ho 8 anni e ho già pubblicato libri di poesie, ma solo quest’anno ho voluto provare a partecipare, stimolato dalla mia attività nei gruppi di lettura dello Spi Veneto e di Verona e dai miei familiari. Ho partecipato in extremis, scegliendo come tema il rapporto generazionale: se non troviamo il canale giusto di comunicazione rischiamo di divenire come memorie chiuse dentro a teche. Trovare un linguaggio adatto a trasferire i valori è un compito che noi ci poniamo, in un contesto in cui parlare con le nuove generazioni è veramente difficile».

«Sono molto contenta che Alvise abbia vinto il premio letterario LiberEtà – commenta Rosanna Bettella dello Spi Cgil Veneto – anche perché da anni fa parte del nostro gruppo di lettura che valuta i racconti che partecipano al concorso. Quest’anno per forza di cose l’ho dovuto escludere dai giurati!».

Francesca Benvegnù

Francesca Benvegnù, seconda classificata, è già stata finalista al premio letterario LiberEtà 2016 con “Il coraggio delle Amazzoni”, poi pubblicato da LiberEtà. «Ho scritto fin da bambina, ma con l’età, mi è nato il desiderio di raccontare, soprattutto alle figlie, in senso lato, qual è stata la vita che noi abbiamo vissuto. Ora gli anni valgono decenni, si rischia che fatti recenti, anche importanti, restino in un limbo da cui poi chissà chi mai li tirerà fuori. Nel mio racconto i piani di lettura sono molti: ideologico, sociale, di genere, filosofico, politico, psicologico, di convivenza. Ci sono quasi tutti i temi del vivere fra gli uomini, collocati in quell’epoca, ma alcuni fanno parte della natura umana e si ripetono ciclicamente. Avevo il desiderio di metterli a disposizione di quelle persone che non hanno occasione di maturare competenze di lettura e approfondimento». C’è quindi un intento pedagogico nell’opera di Francesca, una voglia di trasmettere contenuti, raccontare per insegnare. «Quest’opera è costruita sulla base di episodi veri, frutto di testimonianze dirette, che riguardavano persone destinate all’invisibilità ma importantissime, nel corso del racconto poi mi son imbattuta in temi importanti per l’universalità delle persone. Ci sono elementi di riflessione politica, ideologica e filosofica, cui tengo molto e che fanno parte del mio vissuto. È un po’ il testamento che lascio ai miei figlioli, biologici e di anima». 

Spi Stories – Concorso di cortometraggi

La decima edizione di Spi Stories era dedicata alla cura, intesa come «nuovo modello e paradigma per guardare e abitare il mondo in modo sostenibile. Una chiave per voltare pagina». Cura in senso ampio, come spiegato nel bando del concorso: «Cura dell’ambiente, cura del pianeta, delle risorse e dei nostri territori, delle città e delle aree interne e delle periferie. Ma anche cura dell’altro, della salute e della coesione sociale, cura dei valori, cura delle coscienze e delle conoscenze, cura delle disuguaglianze, perché siano sempre meno. Cura dei più deboli, dei giovani, degli anziani e dei fragili. Cura delle differenze».

Tra gli oltre 1000 video inviati, in finale sono arrivati:

  • “Giovanni”, di Marco Di Gerlando e Ludovica Gibelli
  • “Look around”, di Giuseppe Ferlito
  • “Pinocchio”, di Emilio Guizzetti

Primo classificato “Look around”, con la seguente motivazione: «Per aver reso visibile, utilizzando in modo sapiente il mezzo cinematografico in tutte le sue potenzialità – sceneggiatura, regia, montaggio e musica – quello che visibile non è: l’indifferenza, la superficialità, l’egoismo e la pigrizia del nostro sguardo. Attento alle piccole tragedie quotidiane e insensibile a ciò che è veramente importante». Secondi pari merito gli altri due corti arrivati in finale.

Commenta il regista padovano: «Stiamo correndo dietro alle tecnologie. Stiamo diventando troppo veloci, perdiamo l’opportunità di guardarci attorno e vedere se qualcuno attorno a noi ha bisogno, se possiamo fare qualcosa. Non vediamo più, non stiamo più riconoscendo i nostri simili, i nostri cari. Siamo proiettati in una gara mentale a chi ha più like».

Il video è stato prodotto nell’ambito dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) del Liceo Cornaro di Padova, dove Ferlito tiene alcune lezioni in veste di regista (ed ex studente). Il tema del video è stato scelto dagli studenti, che hanno anche recitato nel corto.

Nadia Carniato, Rosanna Bettella, il regista Giuseppe Ferlito e il produttore Andrea Sinigaglia

Premio Guido Rossa

Anna Maria Odenato

A vincere il premio Guido Rossa, destinato ad autori di storie ambientate a cavallo degli anni Sessanta-Settanta, è stata Anna Maria Odenato, con “Le ragazze di vetro”. «Con uno stile asciutto ed essenziale Anna Maria Odenato trascina il lettore al centro della forza rivitalizzante e della carica distruttrice che hanno segnato gli anni Settanta. Un decennio assai accelerato e perciò a forte rischio di incidente rilevante, ma negli occhi della giovane operaia, non ancora ventenne, protagonista di Le ragazze di vetro, c’è spazio solo per le infinite possibilità che questo tempo sembra offrirle. A partire dal vaccino contro l’indifferenza, quelle occasioni riuscirà a coglierle proprio in fabbrica, dove è entrata per garantire un futuro più solido alla sua famiglia, già composta da un marito e un figlio di sette mesi. Da lì si compirà il suo percorso di emancipazione, come donna e come lavoratrice».

LiberAttivi

Premiati anche 4 LiberAttivi veneti, per la loro attività di promozione del mensile LiberEtà: nella foto, accanto alla conduttrice, da sinistra a destra, Olivo Zanella – Belluno, Enrica Barbacane – Padova, Moreno Biolcati – Vicenza, Antonio Infante – Venezia.

Guarda il video delle premiazioni: https://fb.watch/dNj4E5Bci8/

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