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Pandemia: il Veneto ha speso soltanto un terzo dei contributi statali per l’emergenza sanitaria. In Azienda Zero ci sono 200 milioni “fermi”

Nel passare in rassegna il bilancio regionale 2020, la Corte dei Conti accende un faro su un nuova criticità che attiene al modo in cui la Regione Veneto ha gestito le risorse assegnate dallo Stato durante il culmine dell’emergenza sanitaria. Dopo aver dato notizia nelle settimane scorse della parziale attivazione dei letti di terapia intensiva (soltanto 60 attivati  su 211 programmati), risulta che gli ingenti fondi (quasi 300 milioni di euro) assegnati dallo Stato per contrastare la diffusione del Coronavirus sono stati in gran parte accantonati e non ancora spesi.

Scrivono infatti  i magistrati contabili che “la quota più rilevante delle risorse affluite alla Regione del Veneto per far fronte all’epidemia è inoltre costituita da contributi statali di parte corrente, per un importo pari ad euro 289.025.495,00. L’iter procedimentale seguito dalla Regione del Veneto è stato quello di riscuotere le suddette risorse statali per poi interamente trasferirle ad Azienda Zero che, a sua volta, è stata incaricata di erogare le somme agli Enti del SSR previa ‘assegnazione’ da parte della stessa Regione. Una gestione finanziaria che tuttavia ha mostrato criticità dal momento che solo un terzo delle somme riscosse e versate ad Azienda Zero ovvero euro 98.285.999,00 sono state assegnate con provvedimento regionale, mentre la parte restante risulta “accantonata” da Azienda Zero”.

Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, la buona notizia è che grazie ai fondi stanziati dai decreti “Cura Italia”, “Rilancio” e  “Agosto”, il territorio dispone di ingentissime risorse per il rilancio del servizio sanitario in questo 2021. Quella cattiva, anzi pessima, è che i veneti hanno dovuto affrontare la micidiale seconda ondata pandemica di ottobre-dicembre 2020 con un braccio legato dietro alla schiena, senza cioè poter dispiegare contro il virus tutte le risorse sulle quali potevano contare.

Entrando un po’ più nel dettaglio, i magistrati contabili osservano: “se il mancato utilizzo dell’intero importo di euro 15.388.033,00 destinato all’incremento del personale per le terapie intensive, può in parte trovare giustificazione nella difficoltà di reperire personale specializzato, non può dirsi altrettanto per l’accantonamento presso Azienda Zero di ben euro 19.888.091,00 da destinare al “Recupero liste d’attesa ospedaliera, specialistica e screening”. Peraltro, quello della riduzione delle liste di attesa, una criticità esistente già in fase pre covid 19, deve essere nei prossimi anni un obiettivo strategico per assicurare la piena tutela della salute dei cittadini veneti”.

Al fine di ridurre le liste d’attesa, il Veneto aveva infatti ricevuto uno stanziamento di 39 milioni di euro. Al 31.12.2020 risultano però esserne stati spesi soltanto 18.233.423 euro.

Altri esempi: dei circa 4 milioni di euro ricevuti per l’allestimento di aree sanitarie, anche temporanee, per la gestione dell’emergenza sanitaria, risultano essere stati utilizzati soltanto 2 milioni, la metà. Le spese sostenute per la stipula di contratti di locazione per far fronte alle esigenze di gestione dell’isolamento delle persone contagiate ammontano ad appena 12.424 euro.

11 milioni sono stati spesi per attivare 60 Usca, il cui perimetro, aggiungiamo noi, è tuttavia ancora poco chiaro, essendoci una grossa discrepanza tra le 19 “programmate” dichiarate per il territorio veronese e le 5 soltanto riportate sul sito dell’Ulss 9.

Dichiara Adriano Filice segretario Generale dello Spi Cgil Verona: “Riteniamo grave e ingiustificato l’accantonamento operato da Azienda Zero rispetto alle risorse stanziate dallo Stato che dovevano arrivare nel territorio. Anche nella provincia di Verona registriamo un’attesa drammatica nelle liste d’attesa per una molteplicità di visite e prestazioni in ogni campo sanitario; un ritardo preoccupante per la salute delle persone su un insieme di accertamenti e interventi chirurgici ancora da programmare e che per molti sono necessari e urgenti. Ci sono alcune prestazioni cheslittano a tempi inaccettabili e costringono le persone a rivolgersi al privato. In questa situazione è sconcertante venire a conoscenza  di risorse che non sono utilizzate. Come Spi di Verona chiediamo urgentemente il pieno utilizzo di tutte le risorse disponibili per affrontare una situazione di drammatica emergenza sanitaria per molte persone, principalmente le più fragili, le pensionate e i pensionati. Abbiamo realizzato per l’ennesima volta che Il Veneto non è una macchina perfetta”.

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