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Bocciato “emendamento Padrin”. Gli antiabortisti non entrano in ospedale

Piccola (ma sostanziale) vittoria dello SPI e di tutta la Cgil, che vede coronato l’impegno per non far passare l’emendamento alla legge regionale del 27 luglio 2012 che avrebbe consentito ai movimenti per la vita di intercettare con propri volontari gli utenti delle strutture sanitarie e socio-sanitarie. La bocciatura dell’aula è stata accolta in tempo reale e con soddisfazione dalle donne che ieri hanno dato vita ad un presidio di protesta nella sede del Consiglio Regionale a palazzo Ferro Fini, a Venezia. Oggetto della protesta un emendamento alla L.R. del 27/7/2012, finito al centro di un ordine del giorno approvato dal Comitato Direttivo Regionale (CDR) dello Spi Veneto, votato all’unanimità per rivendicare l’importante ruolo dei consultori familiari nell’assistenza data in applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza.

Il Sindacato Pensionati CGIL Veneto respinge la proposta di modifica al regolamento di Leonardo Padrin, Presidente della V^ Commissione perché IRRISPETTOSA DELL’AUTONOMIA DI SCELTA dei cittadini, prioritariamente, a partire dalle donne e irrispettosa della laicità che deve essere garantita nelle strutture pubbliche, quali luoghi di salute ove dovrebbero realizzarsi tali scelte.

“Una proposta – si legge nel documento che guiderà l’azione rivendicativa del sindacato dei pensionati – che introduce al posto dei materiali informativi, l’ingombrante presenza fisica dei volontari dei Movimenti “per la vita” nei Consultori Familiari e nei luoghi di cura. La presenza di tali movimenti presso strutture pubbliche sarebbe irrispettosa della privacy, della serenità operativa del luogo di salute”.

Al centro dell’iniziativa SPI c’è la proposta di modifica al regolamento attuativo della legge regionale presentata dal presidente della V commissione regionale Leonardo Padrin, che vorrebbe introdurre la figura del “volontario etico” nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie regionali. “Negli ospedali – si legge ancora nel documento SPI, condiviso con Cgil regionale e Rete italiana Women are Europe – va attivato e divulgato solamente ciò che già prevede la normativa. Va potenziata la tutela degli utenti attraverso l’informazione dell’esistenza delle commissioni etiche ospedaliere e del responsabile del rischio clinico, organismi già esistenti e non sostituibili dai “volontari etici”.

Leggi QUI il documento integrale – versione stampabile pdf

Leggi QUI il testo del manifesto della Rete Italiana “Women Are Europe” – pdf

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