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L’altalena delle soglie di rischio nella quarta ondata: a che punto siamo?

Con il ritorno dei malati di Covid nelle terapie intensive e sub intensive è cominciata ufficialmente la quarta ondata pandemica.I dati del 4 agosto parlano di 6.596 nuovi contagi nell’arco delle 24 ore sull’intero territorio nazionale e di 21 morti in più del giorno precedente. I ricoverati nei reparti Covid sono 2.309 mentre 260 sono i pazienti Covid in terapia intensiva.

Il Veneto tocca una punta di 779 nuovi casi nelle 24 ore, ed è la regione italiana a presentare, in termini assoluti, il numero più alto di contagiati: 12.980 con 153 ricoverati di cui 16 in condizioni gravi. Con 187 nuovi casi nelle 24 ore e 3.194 attualmente positivi, Verona resta la provincia veneta più colpita dal virus, seguita da Padova che conta 128 nuovi contagi nelle 24 ore e 1.915 attualmente positivi. Con i vecchi parametri di rischio, basati principalmente sulla incidenza dei contagi, il Veneto, con 68 casi settimanali ogni 100 mila abitanti, sarebbe stato “retrocesso” in zona gialla fin dal 22 luglio assieme a Sardegna (82), Sicilia (64) e  Lazio (68), tutte regioni al di sopra della soglia limite dei 50 nuovi casi settimanali. A riprova, l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, marca queste regioni, e in particolare il Veneto, come gialle fin dal 22 luglio.

In Italia si resta bianchi perché ora nelle valutazioni del rischio pesano di più le ospedalizzazioni: il tasso di occupazione delle terapie intensive deve superare il 10% o oppure il tasso di occupazione dei reparti ospedalieri deve superare il 15%. Lo scenario atteso nel breve periodo è simile a quello inglese, con una forte circolazione del virus, per lo più nella sua variante Delta diventata predominante, pur in presenza di una relativamente alta percentuale di persone vaccinate. I parametri del rischio vanno dunque rapportati all’evoluzione della profilassi, che riduce drasticamente i decorsi gravi o fatali della malattia, mentre restano pericolosi gli effetti diretti della malattia sulla componente della popolazione che non ha ancora portato a termine il ciclo vaccinale, e quelli indiretti su tutto il resto della popolazione relativamente al rischio di un nuovo blocco delle visite specialistiche e delle prestazioni sanitarie. A questo proposito l’Altems, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, ha sviluppato un indicatore di stress del sistema sanitario che tiene conto del numero di persone vaccinate. Per la settimana dal 22 al 28 luglio solo la Sardegna, con indice di 1,11 risultava al di sopra della prima soglia di attenzione. Ma tra le Regioni a rischio continuiamo a trovare Toscana (0,81), Veneto (0,72 ) Sicilia (0,71), Umbria (0,69) e Lazio (0,68). Da notare che nella settimana considerata l’incidenza dei casi in Veneto è molto più alto che in Sicilia (72,27 contro 66,06) ma l’indice calcolato è a favore del Veneto in quanto nella nostra regione ci sono più persone vaccinate.

Secondo il direttore dell’Altems Americo Cicchetti “i risultati dell’indicatore di stress vanno letti come segnale anticipatorio dei dati di occupazione dei posti letto di Terapia Intensiva e di Area Non Critica. Al 26 luglio nessuna Regione è a rischio di sovraccarico, tuttavia, analizzando il monitoraggio dei nuovi Ingressi Settimanali in Terapia Intensiva, le Regioni che hanno evidenziato più ingressi durante l’ultima settimana sono la Sardegna (0,56 x 100.000 ab.), la Sicilia (0,31 x 100.000 ab.) e il Veneto (0,29 x 100.000 ab)”.

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