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Intervista a Margherita Hack di Rosanna Bettella da Spi-in-Forma

hackDa “Qualcosa di inaspettato”: “Sebbene, come le stelle, siamo il frutto dell’evoluzione, per qualche ragione siamo diventati molto più complessi di un corpo celeste. E per questo abbiamo il dovere di preservare la straordinaria capacità di comprendere l’intero universo.”

 

Margherita Hack, nata a Firenze il 12 giugno 1922, è professore emerito dell’Università di Trieste dove  ha insegnato Astronomia per lunghi anni. Qui ha diretto dal 1964 al 1987 l’Osservatorio astronomico, portandolo a rinomanza internazionale. Fin dalla laurea in Astrofisica stellare si è sempre occupata delle stelle tanto che la sua autobiografia scritta nel 1998 si intitola “L’amica delle stelle”. Ha girato il mondo, presso le più prestigiose università e i centri scientifici più rinomati, ha collaborato con l’Agenzia spaziale Europea e con la Nasa. Un’importante scienziata, una studiosa acclamata, che ha avuto nella sua lunga carriera molti riconoscimenti. Ma anche una protagonista attenta della nostra società, impegnata in politica, testimonial e sostenitrice di importanti battaglie civili come quella per la procreazione assistita. E’ inoltre Garante scientifico del Cicap (Comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale) e componente del comitato di presidenza dell’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti.
Fra i molti libri pubblicati ricordiamo: L’universo alle soglie del Duemila (Rizzoli,1992), La galassia e le sue popolazioni (1992), Alla scoperta del sistema solare (1993), Cosmogonie contemporanee (1994), la sua autobiografia: L’amica delle stelle (1998), Una vita fra le stelle, (ed. Di Renzo, 2003) e Qualcosa di inaspettato (Laterza, 2004).

Con la semplicità  e la disponibilità che la contraddistingue, ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

D.: Prof.ssa Hack le stelle, che sempre hanno ispirato poeti ed artisti, sono state il suo campo di studio. Quando ha deciso che proprio delle stelle si voleva occupare? E cosa sono veramente le stelle?

R.: Per noi fisici le stelle sono oggetto di studio. Sono dei grossi palloni di gas, e dall’analisi della luce che esse emettono ( cioè scomponendo la luce bianca nei vari colori) possiamo determinare la  loro temperatura e densità superficiale, la loro composizione chimica, il loro moto e i moti che avvengono nella loro atmosfera. Dalla conoscenza delle leggi dei gas studiate in laboratorio e applicate alle stelle possiamo ricostruire quelle che sono le loro condizioni fisiche nell’interno, capire che al centro temperature e densità sono tali da permettere reazioni nucleari, che sono la fonte dell’energia che le fa risplendere per milioni e miliardi di anni. Il nostro sole ha oggi 5 miliardi di anni e seguiterà a brillare inalterato per altri 5 miliardi di anni e poi si avvierà alla sua fine. Poiché le reazioni nucleari ne modificano la struttura, possiamo anche ricostruire come si svolge la vita di una stella, dalla sua formazione alla sua fine.
Sono diventata astrofisica per caso. Al liceo le materie che mi piacevano di più erano fisica e matematica. All’università mi sono iscritta a fisica e poi mi è capitato di fare la tesi in astrofisica.

D. – Donna e scienza: è un binomio non frequente, anche se la storia della scienza ha avuto importanti esempi, come madame Curie e altre, ma sempre troppo pochi. E’ davvero così?

R. – Oggi ci sono molte giovani ricercatrici, anche molto brave. Esse rappresentano circa il 50% dei ricercatori in campo scientifico. Le associate sono circa il 30% ma le ordinarie solo l’11%. Il numero va crescendo, ma le donne risentono ancora dei pregiudizi del passato, quando,come agli inizi del ‘900 non erano ammesse  ai licei e all’università. Poiché se uno è dotato può scrivere dei capolavori letterari anche senza una profonda preparazione, mentre per le scienze è necessaria una solida preparazione di base, si è venuto creando il pregiudizio che le donne siano più adatte alle materie umanistiche che a quelle scientifiche.
Inoltre  ancora oggi la maternità e la famiglia spesso impediscono alle giovani ricercatrici di tenere il passo con i colleghi, e i loro compagni dovrebbero dividere al 50% le cure dei figli e della famiglia; ci vorrebbero inoltre molte più scuole materne e scuole  a tempo pieno: Infine è spesso l’educazione familiare che fin dalla più tenera età impone ai bambini dei comportamenti diversi a seconda del sesso, invece di lasciarli liberi di seguire le proprie inclinazioni naturali.

D. – L’immagine che si ha di lei è quella di una scienziata “militante”. Lei ha sempre coniugato impegno professionale ad una continua attenzione al contesto sociale e politico del nostro paese. Qual’é stata la motivazione che l’ha spinta a queste scelte?

R. – Ho sempre avuto interesse per la politica, fin da bambina. Crescere sotto il regime fascista, assistere alla cacciata da scuola di professori e compagni ebrei, mi ha fatto capire cosa può essere una dittatura e l’importanza della democrazia, di essere cittadini coscienti e capaci di scelte  responsabili. Chi dice:” io non mi interesso di politica, tutti sono eguali, a destra e a sinistra”, si rende responsabile dell’avvento delle dittature, dell’avvento di cattivi governi.

D. – Ritorna spesso in primo piano, nelle discussioni sui grandi temi etici, la questione della laicità dello Stato. Qual’è la sua posizione di fronte a questa problematica così delicata?

R.: Lo stato deve essere laico. La religione, qualsiasi religione, come pure l’ateismo, devono essere libere scelte dei cittadini, e lo stato non deve influire o favorire  queste scelte. Questo è tanto più importante oggi, che la nostra società sta diventando sempre più multirazziale.

D. – Lei è una pensionata eccellente, con una vita ancora densa di impegni e di attività. ma, normalmente, nella nostra società così frenetica, gli anziani sono, invece, considerati un peso. Come far sì che invece cambi questo sentire e siano visti per quello che sono, cioè una risorsa?

R. – Gli anziani possono essere molto utili alla società e dovrebbero essere invitati nelle scuole elementari e medie a raccontare ai bambini e ai ragazzi le loro esperienze di vita, la loro storia, per  far capire quali e quanti sono stati i mutamenti nella nostra vita; gli artigiani potrebbero trasmettere, divertendo, le loro capacità manuali, che spesso sono vera arte.

D. – C’è molta preoccupazione  per le nuove generazioni, stiamo costruendo per loro un futuro denso di difficoltà e di incertezze. Quali dovrebbero essere invece le risposte che una società responsabile dà ai propri figli più giovani?

R. –  Si dovrebbe garantire a tutti i giovani la possibilità di un lavoro sicuro, indicando anche con indagini di mercato quali sono le professioni e le attività più richieste, in modo che uno possa scegliere cercando di seguire le proprie attitudini , ma anche sapendo quali opportunità offrono. Ci dovrebbero essere molte borse di studio per i giovani bravi di famiglie non abbienti, molti più alloggi nelle case per gli studenti, e un programma di costruzione di case a prezzi accessibili per le giovani famiglie.

di Rosanna Bettella

Fonte: Spi In Forma

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