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Insostenibile un nuovo blocco delle prestazioni sanitarie. L’Ulss 9 colmi il gap nelle vaccinazioni dei suoi medici e dei sessantenni

La nuova stretta annunciata, anzi, già in corso su visite, screening e prestazioni sanitarie in genere è insostenibile per la salute e il portafoglio delle pensionate e dei pensionati che si trovano costretti a scegliere nuovamente se continuare a rimandare le cure oppure rivolgersi alla sanità privata, ed tanto più inaccettabile a fronte dei numeri della campagna vaccinale veronese abbondantemente al di sotto della media nazionale e anche regionale in alcune fasce di età più critiche come quella dei sessantenni e perfino tra i suoi stessi medici.

Agitare lo spauracchio no-vax nel tentativo di coprire le gravi e palesi carenze organizzative dell’Ulss9 non aiuta a capire l’origine del problema ed è una presa in giro nei confronti di decine di migliaia di pensionati e pensionate veronesi che fino ad oggi si sono attenuti scrupolosamente alle regole e hanno seguito con fiducia le indicazioni delle autorità sanitarie. Per intenderci: non si diventa no vax dopo l’inoculazione della prima dose. L’Ulss9 deve delle spiegazioni sullo stallo dei richiami dei sessantenni. E’ tenuta inoltre a spiegare come mai il 15% circa dei suoi medici risulta, secondo i dati forniti dalla stessa Regione Veneto, refrattario alla chiamata vaccinale, contro il 3,6% dei medici ospedalieri veronesi e il 4-5% dei medici del resto delle Ulss venete.

Ci chiediamo: se l’Ulss non è in grado di convincere per primi i propri medici a vaccinarsi, come può sperare di convincere i cittadini?

La mancanza di personale sanitario e medico è un problema reale per gli ospedali e per la medicina territoriale (MMG) ma non può essere un alibi per le vaccinazioni. Come Sindacato dei pensionati ribadiamo che le autorità sanitarie locali hanno il dovere di mettere in campo tutto lo sforzo organizzativo necessario a colmare il gap che ci separa dalle medie regionali e nazionali sulle vaccinazioni e a chiedere agli enti sovraordinati tutte le risorse necessarie a garantire il diritto alla salute dei cittadini anche in situazioni difficili. Siamo francamente stufi di sentire cantare le lodi del “modello veneto” quando i numeri sono buoni e pianti greci contro il destino cinico e baro quando la situazione epidemiologica comincia a volgere al peggio, come sta accadendo in questo inizio di quarta ondata pandemica…

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