Donne discriminate anche nel mondo delle pensioni: in Veneto il 30% delle “anziane” vive con un assegno previdenziale inferiore ai 750 euro lordi mensili contro il 10% dei “colleghi” maschi
Vivono con entrate nettamente inferiori rispetto ai “colleghi” maschi e la pandemia rischia di accentuare ancor più questo divario. Passano gli anni, insomma, ma anche in Veneto le pensionate continuano a essere discriminate a livello economico rispetto agli uomini, come denuncia da tempo lo Spi Cgil regionale. Alla vigilia delle Giornata Internazionale della donna, questo dato emerge con forza visto che il divario fra gli assegni previdenziali palesa inequivocabilmente una pesante discriminazione, frutto dei forti squilibri e disuguaglianze nelle carriere lavorative. Il sindacato dei pensionati ha elaborato i dati 2020 pubblicati dall’Inps rilevando ancora una volta quanto già evidenziato da tempo.
IL DIVARIO ECONOMICO TRA PENSIONATE E PENSIONATI
Le entrate delle pensionate venete sono mediamente inferiori di un terzo rispetto a quelle dei maschi: 900 euro netti mensili contro i 1.300 euro degli uomini. Nel dettaglio,quasi 190 mila pensionate venete (il 30% del totale) sopravvivono con meno di 750 euro lordi mensili. Gli uomini in questa condizione sono invece 72 mila, il 10% del totale. Se poi si guarda al solo settore privato, il divario di genere è ancora più marcato tanto che le pensioni “maschili” hanno importi doppi rispetto a quelle femminili.
INIZIATIVE 8 MARZO 2021
Sarà anche questo uno dei temi delle tante iniziative organizzate on line (potete scoprire il programma cliccando qui) in occasione dell’8 marzo dai coordinamenti Donne Spi in tutte le province del Veneto. Non solo: grande attenzione si vuole porre al tema della violenza contro le donne in un anno – il 2020 – che ha visto aumentare, causa i lunghi mesi di lockdown, i femminicidi in tutta Italia, con già 7 efferati casi dall’inizio del 2021, più di uno a settimana. Lo Spi, assieme anche a Fnp e Uilp, proprio per questo invita tutti gli uomini a fornire un segno tangibile della consapevolezza del problema, firmando l’appello “Abbiamo un problema” su www.abbiamounproblema.it. In questo contesto gli uomini dello Spi organizzano, proprio lunedì 8 marzo, due flash mob unitari: uno a Padova alle ore 10.00 davanti a Palazzo Moroni e uno a Venezia con appuntamento alle 15.00 ai piedi del ponte della Costituzione.
IL COMMENTO DELLO SPI DEL VENETO
«Alla vigilia della Giornata internazionale della donna anche in Veneto denunciamo con forza le discriminazioni di genere esistenti nel mondo dei pensionati – avvertono Giuseppe Di Girolamo e Rosanna Bettella della segreteria dello Spi Cgil regionale -. Da sempre denunciamo l’eccessiva differenza fra gli assegni previdenziali degli uomini e delle donne, queste ultime spesso alle prese con pensioni di reversibilità appena sufficienti per sopravvivere. Purtroppo, questa situazione rappresenta una forma di violenza – non fisica – ma altrettanto grave nei confronti delle donne, fra l’altro più fragili perché anziane. Quindi è quanto mai necessario un intervento da parte della politica e delle istituzioni, ponendo mano anche alle regole dettate dalla legge Fornero, intervenuta pesantemente proprio a scapito delle donne. La nostra preoccupazione inoltre – concludono Di Girolamo e Bettella – va alle giovani donne dato che il Covid ha falcidiato anche nella nostra regione migliaia di posti di lavoro colpendo in modo quasi esclusivo proprio loro. Il futuro riserva a loro purtroppo un allungamento della vita lavorativa e, in prospettiva, una riduzione dell’assegno previdenziale. È una situazione emergenziale che richiede soluzioni immediate e sostenibili. Nel pieno di una crisi drammatica, come mai abbiamo vissuto, dobbiamo renderci conto tutti che le donne sono quelle che più ne stanno pagando il prezzo e a questo bisogna assolutamente porre rimedio, se vogliamo una società più uguale».