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Covid-19: #messagginbottiglia, il diario di Maria Rosa

Mestre 23.03.2020 – Nuova esperienza legata al coronavirus: al supermercato si entra uno alla volta, coda esterna e vigilante che regola il traffico di entrata e uscita. Sconvolgente!!!!
Da giovane avevo fatto talvolta la coda per entrare al cinema, per sedermi in pizzeria nei tempi di maggior affollamento, al teatro, ma mai avrei immaginato di fare la fila per il supermercato, mai avrei pensato di viverla, una situazione simile, una situazione vista solo nei film, una situazione “irreale”. E invece è reale e sconvolgente per la nostra vita. Quante limitazioni ancora saremo costretti a subire? Quanto ancora sarà trasformata la nostra quotidianità, quanto ancora saranno lesi i diritti democratici che consideravamo inalienabili?
Impareremo qualcosa da questa esperienza? Qualcosa sul nostro modo di vivere, qualcosa su un’economia tutta proiettata al mercato a scapito della qualità della vita e del lavoro, della sicurezza degli esseri umani? Impareremo qualcosa sull’inutilità di confini o muri che dovrebbero “difenderci” dagli altri, dai diversi, inevitabilmente da chi sta peggio di noi? Impareremo a considerare la Terra l’unico luogo dove possiamo vivere, il luogo da curare e difendere e non da sfruttare e distruggere? ? Impareremo a rispettare la natura prima che si ribelli? Impareremo che solo condividendo conoscenze, forze, aiuti, esperienze, ecc. riusciamo a sopravvivere?
PRIMA e DOPO il coronavirus. Una grande occasione di riflessione sui nostri valori, sul nostro impegno, sostanzialmente sulla nostra vita e su quello che, DOPO, potremo fare di diverso dal PRIMA per dare un senso al nostro passaggio sul pianeta Terra; finché non lo impareremo potremo forse continuare a chiamarci uomini ma non saremo ancora veramente Homo Sapiens. Vediamo di non perdere anche questa occasione.

Parte 2

I giorni passano. Lenti, un po’ sonnacchiosi. Tutti uguali e tutti diversi. Fare la spesa è il massimo delle conquiste assieme a comperare il giornale. Perché puoi uscire, perché puoi lasciare per un po’ il tuo rifugio, la tua adorata casa linda e in ordine come poche altre volte. Perché adesso il tempo non ti manca, ti puoi anche dedicare a quel noioso riordino rimandato a quando “avresti avuto tempo”, a raggiungere quella scansia alta e scomoda in cui si impolverano cose mai usate ma non ancora eliminabili.

 La tua casa, il tuo rifugio che talvolta comincia a odorare da limite. Qual è l’odore del limite? mi chiedi. È quell’odore che nasce da dentro di te, non descrivibile, né amaro né pungente né aspro né dolce ma lentamente permeante la tua vita. E così ciò che prima rappresentava la massima opportunità di godere dei tuoi spazi, dei tuoi interessi domestici sacrificati alle necessità del mondo esterno (un cinema, una lezione, una gita, un evento culturale, la palestra, gli amici, un teatro, ecc.) oggi rischia di odorare da limite. Perché non sei tu che scegli, ma sei tu che devi, comincia a pesarti anche il dover riempire quelle 24 ore che prima facevi fatica a farti bastare.

E anche in questa circostanza della vita ri-scopro la ricchezza delle mie relazioni, i sentimenti profondi che mi circondano e che non hanno bisogno di essere manifestati quotidianamente quando tutto va bene ma che sono la fonte a cui attingere quando bene non va.

E la tecnologia ancora una volta dimostra come lo strumento in sé possa essere buono o cattivo a seconda dell’uso che ne fai. E se è pessimo quando veicola in un attimo notizie false tese solamente ad aumentare le paure umane, diventa delizioso quando puoi vedere e dialogare contemporaneamente con tutti i tuoi cari indipendentemente da dove ognuno di essi sia.

Così, nella serenità che mi deriva dal sapere che stiamo tutti bene, anche l’odore del limite si stempera, mi dedico ai fiori del mio giardinetto, invento una nuova ricetta, sfoglio una vecchia rivista, seguo una lezione di filosofia alla tv, rileggo un libro, ascolto musica e attendo fiduciosa: ne usciremo presto!  

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