21/28 luglio 2013 – delegazione di Padova
Parete, provincia di Caserta
Sin dal nostro arrivo alla stazione di Aversa e poi dall’incontro con Nello che ci ha accompagnato a destinazione, abbiamo compreso che si trattava del nostro primo autentico contatto con la realtà del sud Italia e con tutta la complessità di un mondo conosciuto finora solo attraverso notizie diffuse dai media.
Durante il tragitto, Nello, coordinatore del campo e responsabile dell’associazione “Nero e non solo”, ci ha spiegato che saremmo stati ospiti della villa confiscata a Francesco Bidognetti, braccio armato di Sandokan, boss del clan dei casalesi, in carcere dal 1993 in regime di 41 bis. Nella villa viveva Angela Barra, amante di Bidognetti che curava le alleanze economiche e politiche del clan. Lo smaltimento di tonnellate di rifiuti tossici, provenienti dalle industrie del ricco nord, era la principale attività del clan.
Dopo tanti anni la villa è tornata di proprietà del comune che l’ha messa a disposizione per ospitare noi pensionati Spi Cgil e tutti i ragazzi che lavorano nei campi della legalità.
“Questo progetto ha l’obbiettivo di riconsegnare alla popolazione i territori confiscati alla mafia attraverso il lavoro dei ragazzi che dedicano energia e tempo per recuperare ettari di terreno lasciati al degrado e all’abbandono” spiega Nello.
Negli anni, i rapporti con la comunità di Santa Maria la Fossa, dove ci sono i terreni, sono migliorati: all’inizio le difficoltà sembravano insormontabili, per paura di ritorsioni era quasi impossibile trovare un contoterzista disposto a mettere a disposizione gli attrezzi e i macchinari indispensabili al lavoro nei campi. Rimane ancora forse una certa diffidenza verso questi ragazzi provenienti da tutta Italia venuti a turbare abitudini e mentalità consolidate.
Noi donne, Rosanna, Lorena, Carla, Gabriella, Nadia e Agnese, arrivate da Padova per offrire il nostro aiuto in cucina, abbiamo avuto immediata consapevolezza che un aiuto ancora maggiore potevamo offrirlo attraverso il contatto diretto e la conoscenza più profonda del nostro Sud.
La conferma l’abbiamo avuta lunedì 23 luglio quando abbiamo incontrato il magistrato Donato Ceglie, venuto a parlare ai ragazzi nel bunker della villa insieme alla Guardia di Finanza, al sindaco di Parete, dove appunto si trova la villa, e ad alcuni amministratori locali.
Il magistrato ha condotto indagini nel settore agroalimentare dei rifiuti tossici e agro-ambientale, arrestando molti boss mafiosi. Negli ultimi 10 anni nella sola provincia di Caserta ne sono stati arrestati circa 12 mila. “Una bomba ecologica si nasconde nel nostro territorio dove milioni di tonnellate di rifiuti tossici giacciono nel sottosuolo in attesa di una bonifica – spiega il magistrato – gli ingenti profitti provenienti dallo smaltimento dei rifiuti, hanno intaccato i beni ambientali, tesoro di una nazione, e maggiore fonte di ricchezza del nostro paese”.
Le indagini compiute dal magistrato, con la collaborazione della Guardia di finanza, si sono concentrate sui terreni sotto sequestro, all’interno delle cave e nelle acque del fiume Volturno, attraverso controlli sulla qualità dei composti chimici presenti, per monitorare i livelli di inquinamento. Si tratta di un ‘attività fondamentale per la salute della popolazione dato che su quegli stessi terreni vengono prodotti ortaggi, frutta e l’allevamento di bestiame per la nostra alimentazione.
Dopo una settimana trascorsa confrontandoci con la realtà del nostro meridione realtà dove sembrano valere regole diverse, dove lo Stato è meno presente, ci rendiamo conto del coraggio di questi gruppi, Arci, Nero e non solo, Libera, che combattono con la forza della solidarietà la dura battaglia per un futuro di legalità nel nostro del paese.
Lorena – SPI Cgil Padova