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Case di riposo in Veneto, «no agli spot elettorali. Serve una riforma strutturale per evitare nuove stragi»

Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil ritengono insufficienti e inadeguati i 30 euro di quota di accesso sperimentale introdotta dalla Regione nei giorni scorsi

Venezia-Mestre, 11 settembre 2020 – «Per scongiurare nuove stragi nelle case di riposo venete servono riforme strutturali e non spot elettorali. In questo momento, però, la Regione, sembra interessata più al consenso in vista delle elezioni che a una riforma complessiva delle Rsa, come dimostra la recente delibera che introduce la nuova quota sanitaria d’accesso di 30 euro: un intervento utile ma estemporaneo perché sperimentale (durerà fino al 31 dicembre 2022). Il provvedimento non risponde alle esigenze di chi è senza impegnativa, né tantomeno all’annoso problema, che denunciamo da sempre, delle rette troppo elevate per le famiglie».

Elena Di Gregorio, Vanna Giantin e Fabio Osti, segretari generali dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto tornano a incalzare palazzo Balbi sulla questione delle case di riposo della nostra regione che, durante il Covid, hanno dimostrato tutta la loro fragilità e inconsistenza soprattutto dal punto di vista sanitario. Le migliaia di anziani morti nelle strutture devono indurre la Regione a una revisione complessiva del sistema, partendo anzitutto dalla riforma delle Ipab, battaglia che i sindacati veneti portano avanti da anni senza ottenere risposte concrete.

«Il Covid ha evidenziato in modo drammatico le carenze del sistema delle Rsa in Veneto – continuano i rappresentanti dei pensionati -. Manca una revisione complessiva, non esiste una analisi dei fabbisogni dei singoli territori e non si prende in considerazione il ruolo che hanno ormai assunto le case di riposo in una società sempre più anziana. In queste strutture, l’aspetto sanitario, divenuto prevalente visto l’alto numero di ultraottantenni non autosufficienti, è affrontato ancora in modo marginale e inadeguato. Bisogna riorganizzare dalla base le case di riposo che devono rientrare nella filiera sociosanitaria con particolare attenzione alla qualità della cura e ai criteri di accreditamento».

Da qui, dunque, l’appello alla Regione affinché si interrompano gli spot elettorali e si proceda a una vera riforma strutturale.

«In Veneto abbiamo circa 360 mila ultraottantenni di cui oltre metà non è autosufficiente in modo totale e parziale – concludono Di Gregorio, Giantin e Osti -. Questi dati sono destinati a crescere nei prossimi anni, palazzo Balbi non può perdere altro tempo: serve una vera riforma strutturale e complessiva delle Rsa. Altrimenti significa che l’epidemia non ci ha insegnato proprio nulla».

Case di riposo in Veneto, «no agli spot elettorali.

Serve una riforma strutturale per evitare nuove stragi»

Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil ritengono insufficienti e inadeguati i 30 euro di quota di accesso sperimentale introdotta dalla Regione nei giorni scorsi

Venezia-Mestre, 11 settembre 2020 – «Per scongiurare nuove stragi nelle case di riposo venete servono riforme strutturali e non spot elettorali. In questo momento, però, la Regione, sembra interessata più al consenso in vista delle elezioni che a una riforma complessiva delle Rsa, come dimostra la recente delibera che introduce la nuova quota sanitaria d’accesso di 30 euro: un intervento utile ma estemporaneo perché sperimentale (durerà fino al 31 dicembre 2022). Il provvedimento non risponde alle esigenze di chi è senza impegnativa, né tantomeno all’annoso problema, che denunciamo da sempre, delle rette troppo elevate per le famiglie».

Elena Di Gregorio, Vanna Giantin e Fabio Osti, segretari generali dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto tornano a incalzare palazzo Balbi sulla questione delle case di riposo della nostra regione che, durante il Covid, hanno dimostrato tutta la loro fragilità e inconsistenza soprattutto dal punto di vista sanitario. Le migliaia di anziani morti nelle strutture devono indurre la Regione a una revisione complessiva del sistema, partendo anzitutto dalla riforma delle Ipab, battaglia che i sindacati veneti portano avanti da anni senza ottenere risposte concrete.

«Il Covid ha evidenziato in modo drammatico le carenze del sistema delle Rsa in Veneto – continuano i rappresentanti dei pensionati -. Manca una revisione complessiva, non esiste una analisi dei fabbisogni dei singoli territori e non si prende in considerazione il ruolo che hanno ormai assunto le case di riposo in una società sempre più anziana. In queste strutture, l’aspetto sanitario, divenuto prevalente visto l’alto numero di ultraottantenni non autosufficienti, è affrontato ancora in modo marginale e inadeguato. Bisogna riorganizzare dalla base le case di riposo che devono rientrare nella filiera sociosanitaria con particolare attenzione alla qualità della cura e ai criteri di accreditamento».

Da qui, dunque, l’appello alla Regione affinché si interrompano gli spot elettorali e si proceda a una vera riforma strutturale.

«In Veneto abbiamo circa 360 mila ultraottantenni di cui oltre metà non è autosufficiente in modo totale e parziale – concludono Di Gregorio, Giantin e Osti -. Questi dati sono destinati a crescere nei prossimi anni, palazzo Balbi non può perdere altro tempo: serve una vera riforma strutturale e complessiva delle Rsa. Altrimenti significa che l’epidemia non ci ha insegnato proprio nulla».

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