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Badanti e colf, l’appello dei sindacati dei pensionati veneti: «Sì alla loro regolarizzazione. Le famiglie non assumano in nero»

In Veneto sono circa 75mila, di cui il 60% senza contratto. Una buona parte sono lavoratrici straniere prive del permesso di soggiorno

Si prendono cura dei nostri anziani molti dei quali non autosufficienti, svolgendo un compito che famiglie e istituzioni non riescono a garantire. Si occupano di mansioni delicate, dalla vera e propria assistenza alla persona alla cura della casa. Stiamo parlando delle 75mila lavoratrici domestiche (perché si tratta in assoluta maggioranza di donne e straniere), che dovremmo chiamare in realtà assistenti familiari e che, ancor più in questo momento di piena emergenza sanitaria, ricoprono un ruolo fondamentale per gli anziani veneti e per le loro famiglie. Proprio per questo Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto chiedono a gran voce la loro regolarizzazione, sulla scia della proposta della ministra Teresa Bellanova formulata in questi giorni: «Permesso di soggiorno per le extracomunitarie e contratti regolari per tutte: questa è la strada per lavoratrici tutelate, responsabilizzate e non più invisibili, che possono così garantire un’assistenza migliore».

Secondo uno studio del 2018 dell’osservatorio Long Terme dell’Università Bocconi, in Venetobadanti e colf sono oltre 75mila, 30mila con contratto e 45mila in nero. Il 71% è straniero, con una parte irregolare perché proveniente da un Paese extra Ue e priva permesso di soggiorno. La ricerca evidenzia anche che ci sono 13 badanti ogni 100 ultrasettantacinquenni autosufficienti e più di 43 ogni 100 over 75 anni non autosufficienti. «Ricordiamo a chi contesta la sanatoria che queste persone sono già qui, vicine ai nostri cari, pronte ad assisterli e ad accudirli», spiegano i segretari generali veneti Elena Di Gregorio (Spi Cgil), Vanna Giantin (Fnp Cisl) e Fabio Osti (Uilp Uil). «Da tempo sollecitiamo le famiglie ad assumere le collaboratrici domestiche con un contratto in regola, ora ribadiamo la necessità di regolarizzare le migliaia di lavoratrici straniere nella nostra regione senza permesso di soggiorno. Ciò porterebbe anche più soldi nei bilanci pubblici dato che i contributi versati sarebbero rilevanti».

È proprio questo momento così delicato, dovuto alla pandemia da Covid-19, che sta facendo emergere la centralità dell’assistenza agli anziani più fragili, rappresentata dalle badanti. «Queste lavoratrici possono essere considerate a tutti gli effetti un anello della rete domiciliare», concludono i segretari dei sindacati dei pensionati. «È ora di intervenire e di riconoscere il loro ruolo così importante per i nostri anziani e, con la regolarizzazione delle straniere, scongiurare quella fuga verso casa che si è registrata a inizio epidemia».

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