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Veneto: le pensioni delle donne valgono metà di quelle degli uomini

Divario di genere eclatante fra gli anziani, con i rincari la situazione rischia di esplodere. Spi Cgil Veneto: «Riconoscere il lavoro di cura» 

È possibile affrontare i rincari delle bollette e del carrello della spesa con un reddito di poco superiore ai 700 euro lordi al mese? La domanda, dalla connotazione prettamente retorica, mette in evidenza un altro palese divario di genere (oltre a quello sui redditi da lavoro) provocato dalle enormi differenze fra gli assegni previdenziali delle pensionate venete con quelli degli “omologhi” maschi. La Giornata Internazionale della Donna serve anche per accendere i riflettori su questa discriminazione, figlia di una condizione femminile che, soprattutto negli anni passati, vedeva le donne costrette a lavori part-time e precari se non addirittura all’unico ruolo della casalinga. Secondo i dati elaborati dallo Spi Cgil del Veneto, nella nostra regione l’importo medio delle pensioni del settore privato riservate alle nostre anziane è di 711,98 euro lordi. Al contrario, gli assegni previdenziali degli uomini ammontano a una media di 1.355,24 euro, circa il doppio. 

Saranno proprio le pensionate, soprattutto quelle che sono sole, a vivere le difficoltà più pesanti per l’inflazione che galoppa in tutti i settori quotidiani, dalla luce, al gas, ai prodotti alimentari fino ai farmaci. Ricordiamo che per una coppia di anziani si stima una spesa, solo per il caro-bollette, di mille euro in più all’anno.   

«Affrontare il problema del divario di genere sugli stipendi e sulle pensioni è fondamentale per combattere le discriminazioni – commentano dalla segreteria regionale dello Spi Cgil -. Teniamo conto che nella nostra regione contiamo circa 255 mila vedove ultra65enni molte delle quali vivono con una pensione di reversibilità ben inferiore ai mille euro lordi. Come numeri i vedovi sono cinque volte di meno. Ovviamente è necessaria una riforma complessiva che invochiamo da tempo perché questo divario pensionistico è ingiusto e intollerabile. La prima cosa che chiediamo è il riconoscimento del lavoro di cura perché molte donne hanno svolto compiti e mansioni di importanza fondamentale per la famiglia e per la società ma questo sacrificio non è riconosciuto a livello previdenziale. Oggi più che mai torniamo a richiedere a gran voce questo sacrosanto diritto ma lo faremo sempre. Fino a che il divario economico fra pensionati e pensionate venete sarà di questo tenore, vivremo discriminazioni inaccettabili anche nell’ambito della terza e della quarta età».    

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