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“Un anziano su due a rischio malnutrizione”. Il richiamo degli esperti trovi risposte rapide

Una percentuale molto elevata, fino al 70% degli anziani istituzionalizzati od ospedalizzati, ospiti delle case di riposo o pazienti delle lungodegenze, soffre di malnutrizione per difetto, mentre il rischio è minimo, nell’ordine del 3-4%, per gli anziani che riescono a condurre una vita autonoma. Lo rileva il rapporto conclusivo del “Tavolo tecnico per migliorare la salute dell’anziano per gli aspetti nutrizionali” di cui ha fatto parte, tra il febbraio 2019 e il luglio 2020, un team di 10 esperti, geriatri e nutrizionisti, provenienti dalle maggiori università italiane, compreso l’ateneo scaligero. I risultati sono stati pubblicati sul sito del Ministero della Salute il 10 giugno scorso. “I dati della letteratura dimostrano, in modo inequivocabile, una prevalenza di malnutrizione per difetto in età geriatrica, che risulta particolarmente elevata nei soggetti caratterizzati da “unsuccessful aging”, cioè con cattiva qualità della vita, scarsa capacità di svolgere autonomamente le attività di base quotidiane, fragilità, pluripatologie, etc. La prevalenza di malnutrizione per difetto oscilla dal 3-4% nei soggetti anziani freeliving fino al 70% nelle strutture di lungodegenza e RSA” scrivono gli esperti.
Il richiamo è chiaro: ovviamente non è questione di disponibilità di cibo, ma di attenzione e monitoraggio dell’anziano che quando viene ospedalizzato o istituzionalizzato presenta molto spesso una pluralità di patologie anche croniche che ne compromettono anche la nutrizione. “La prescrizione nutrizionale, che analogamente a quella farmacologica è un atto medico, continua ad essere inadeguata” si legge nel rapporto. E questo avviene per una concomitanza di fattori, come una generale sottovalutazione del problema, l’insufficiente formazione degli operatori, la carenza di figure specializzate come i nutrizionisti.
Il prof. Mauro Zamboni, geriatra dell’Università di Verona, che ha preso parte al tavolo tecnico, da noi interpellato, conferma: “Il problema della malnutrizione per difetto viene evidenziato da tutti gli studi condotti sull’alimentazione degli anziani ospedalizzati o istituzionalizzati. Le percentuali possono cambiare a secondo del metodo di calcolo ma possiamo dire che si tratta di un problema comune a tutte le società ricche, presente da noi come nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, e che vede a rischio, ovunque, almeno un anziano istituzionalizzato su due”.
In linea con gli organismi internazionali di geriatria, il tavolo tecnico ministeriale raccomanda la costituzione di un Piano di sorveglianza nazionale nutrizionale e, a livello di singole strutture, la diffusione allo screening nutrizionale. “Lo screening per la malnutrizione per difetto è una procedura semplice, per la quale non serve preparazione specifica, ma viene fatto pochissimo” conferma il prof. Zamboni.


Commenta Adriano Filice, Segretario generale Spi Cgil Verona: “Questi dati ribadiscono la necessità di un radicale cambio di strategia sul tema dell’invecchiamento. Dobbiamo investire di più per prevenire il più possibile l’istituzionalizzazione degli anziani migliorandone la qualità della vita al loro domicilio. E quando l’istituzionalizzazione si rende necessaria, essa deve avvenire in strutture socio-sanitarie all’altezza dei bisogni dei pazienti. La svolta richiesta si avvia mettendo in rete i servizi socio-assistenziali esistenti e costruendone di nuovi. In questo senso sembra andare il Pnrr con l’indicazione di attivare 1.288 Case della Salute, o Case della Comunità, entro il 2026. Registriamo purtroppo che di questi temi si parla ancora troppo poco e anzi, si assiste a preoccupanti battute di arresto come per la sospensione dell’attivazione delle Medicine di Gruppo Integrate, un’altra delle innovazioni che è necessario portare avanti a livello territoriale”.

Link al rapporto:

https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=5517

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