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Slitta ancora l’aumento per le pensioni minime

La Legge di Bilancio ha previsto per il 2023 l’incremento dei trattamenti più bassi senza circoscrivere la platea dei beneficiari. Aumenti e arretrati arriveranno con l’estate.

Approvata a dicembre, la Legge di Bilancio prevedeva per il 2023 un aumento dei trattamenti minimi per contrastare l’inflazione fuori controllo, anche se con incrementi irrisori rispetto ai rincari: in media 36 euro in più al mese per beneficiario, 432 euro all’anno. Peccato che ad oggi pensionate e pensionati più poveri non abbiano visto arrivare un centesimo e da mesi si stanno chiedendo perché. Il problema principale è che nella norma non era stata circoscritta la platea di pensionati, che invece conta più di due milioni di persone. La specifica è arrivata solo nella Circolare Inps del 3 aprile: “L’incremento è riconosciuto – si legge nel documento – qualora il trattamento pensionistico mensile sia complessivamente pari o inferiore all’importo mensile del trattamento minimo Inps”.

Gli aumenti slitterebbero all’estate: secondo i tecnici, i rialzi previsti dalla Legge di bilancio arriveranno a luglio, con gli arretrati dovuti da gennaio.

L’aumento

L’ incremento previsto è dell’1,5 per cento fino a 74 anni di età, mentre per gli over 75 è più consistente, 6,4 per cento. L’aumento vale solo per il 2023, mentre per il 2024 si attesterà al 2,7 per cento per tutti. In pratica circa 15 euro in più a testa.

I beneficiari della norma

A beneficiare del provvedimento saranno i destinatari delle pensioni più povere, ovvero quelle che hanno un importo lordo complessivo pari o inferiore al trattamento minimo Inps, cioè 563,74 euro, che il Governo vuole portare da 563 a 572 euro e, per gli over 75, a 599 euro. A tale proposito, l’esecutivo aveva previsto un’apposita norma nella legge di bilancio per raggiungere quel traguardo simbolico.

Si tiene conto solo dei trattamenti di natura previdenziale assoggettabili a Irpef – escluse tutte le prestazioni fiscalmente non imponibili (ad esempio la quattordicesima) o di carattere assistenziale (pensioni d’invalidità civile e accompagnamento invalidità).

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