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Osservatorio provinciale sulle Case di Riposo: il Sindacato chiede un cambio di marcia

Come si spiegano i picchi di mortalità registrati in alcune strutture? Qual è il fabbisogno di personale e di formazione allo stato attuale? Quanti degli ospiti delle case di riposo veronesi hanno l’impegnativa? E in che misura i ristori pubblici hanno contribuito a tamponare la difficile situazione economica delle strutture? Al tavolo dell’Osservatorio provinciale delle case di riposo, istituto lo scorso gennaio sull’onda della tragedia della seconda ondata della pandemia, le organizzazioni sindacali chiedono di cambiare marcia. Dopo i primi due incontri interlocutori, di “conoscenza” con i rappresentanti dell’Ulss, dei Sindaci del territorio e degli organismi direttivi delle strutture stesse, ora si chiede di entrare nel merito dei nodi e delle contraddizioni che hanno determinato la situazione drammatica vissuta a dicembre, picco della seconda ondata pandemica, e che ha reso necessario la costituzione dell’Osservatorio.

Per la maggior parte si tratta di criticità preesistenti al Covid, sulle quali la pandemia ha avuto uno straordinario effetto di accelerazione.

Più i dati sono chiari e specifici, più permettono di entrare nel merito delle questioni offrendo la possibilità di elaborare strategie e correzioni” ha affermato il segretario dello Spi Cgil Verona Adriano Filice. “Presupposto condiviso da tutti è che l’Osservatorio non sia semplicemente uno scambio di numeri ma una una grande occasione per costruire il futuro avendo come unico faro il benessere degli anziani. Per far questo è necessaria una informazione completa, verificabile e leggibile. Le strutture veronesi hanno beneficiato di due ristori per un totale di circa 3 milioni di euro. Una analisi attenta dei dati e delle risorse diventa importante”.

Il Segretario generale Cgil Verona Stefano Facci ha sottolineato l’importanza di “poter analizzare gli aspetti di gestione delle singole strutture, vedere quanti ospiti hanno l’impegnativa e quanti no e formulare un quadro complessivo sulle risorse disponibili, la carenza del personale, le esigenze e la situazione di tenuta economica delle case di riposo di fronte all’emergenza Covid . È necessario, altresì, ipotizzare sinergie che possano consentire il reclutamento del personale e affrontare il tema della formazione”.

Al tavolo provinciale è stata aperta anche una finestra sulla campagna vaccinale degli anziani in generale, ponendo la questione delle “modalità di somministrazione che per gli anziani dovrebbe privilegiare la somministrazione a domicilio”.

Gli elementi raccolti finora sono parziali, nel senso che non vanno oltre una contabilità generale della pandemia con i numeri drammatici che in buona parte già conosciamo:

  • I decessi con Covid tra gli anziani residenti nelle case di riposo sono 984 dal 20 febbraio 2020 al 12 febbraio 2021, pari al 17,9 del totale degli ospiti.
  • Sempre alla stessa data nelle 74 strutture veronesi sono presenti 4.506 ospiti (mille in meno della capacità massima registrata in era pre-covid) e 4.483 operatori.
  • Alcune strutture hanno pagato tributi particolarmente alti, in una ci sono stati 48 morti, in altre due oltre 40, in tre oltre 30. Nessuna delle case di riposo è rimasta esente dal contatto con il virus.
  • Il picco dei positivi tra gli ospiti si è registrato il 15 dicembre: ben 1.099 contagiati, mentre il maggior incremento di decessi si è avuto nella settimana tra il 15 e il 22 dicembre con 93 morti.
  • A metà febbraio la situazione risultava notevolmente migliorata: 150 contagiati di cui 35 operatori e 123 ospiti. Ma la resilienza delle case di riposo alla terza ondata che sembra bussare alle porte dipenderà dall’efficacia della campagna vaccinale che finora ha visto somministrare 13.278 dosi.

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