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La terza Pastasciutta Antifascista a Vicenza: tra fieri partigiani e giovani entusiasti

 

Fazzoletti tricolore legati al collo oppure adagiati in testa come bandane, bandiere rosse indossate a mo’ di mantello o sventolate all’aria con orgoglio. A campo Marzo, in una afosa giornata estiva, i veri protagonisti sono loro: i vecchi partigiani con lo sguardo fiero dei combattenti e il sorriso dolce di chi ha vinto la più importante delle battaglie, quella per la giustizia e la libertà.

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Vicenza, per il terzo anno consecutivo chiama a rapporto i pensionati veneti, per una “pastasciutta antifascista” che, nata in Emilia, ha ormai preso piede in ogni parte d’Italia. Così, in terra berica, arrivano centinaia di persone, da Portogruaro a Rovigo, da Venezia a Treviso, da Padova a Belluno.  Pensionati, certo, ma anche giovani e giovanissimi affascinati da una storia, quella della Resistenza, che non può e non deve essere dimenticata.

Ma che senso ha parlare di antifascismo nel 2015, a 70 anni dalla liberazione dell’Italia dal nazifascismo?”, chiede qualcuno, che a campo Marzo ci è capitato per caso. Beh, la risposta è in quei volti, in quei sorrisi e nei racconti di chi adesso può parlare libero, narrando ai presenti la lotta contro la dittatura.

Il pomeriggio vicentino si apre con l’aperitivo consumato fra i tavoli di legno allestiti a campo Marzo. Il parco si riempie poco a poco, fino a ospitare un migliaio di partecipanti. In molti decidono di seguire il dibattito sul ruolo dei lavoratori e del  movimento operaio durante la Resistenza.

diba5A condurlo, Igino Canale, segretario dello Spi-Cgil di Vicenza, che intervista Rita Turati, segretaria dello Spi Cigl Veneto, Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio e Carla Poncina, direttrice ISTREVI “Istituto storico della resistenza di Vicenza”. Il dibattito si articola in considerazioni di alto profilo, toccando temi fondamentali come il rapporto fra lavoratori e Resistenza. E, alle fine, la domanda “perché parlare ancora di antifascismo nel 2015?” trova ampia risposta negli interventi di tutti e tre i relatori, ed è riassumibile nelle preoccupazioni espresse da Rita Turati: “ciò che è successo in queste ultime settimane – commenta la segretaria dello Spi Veneto – con le proteste contro gli immigrati, specialmente a Roma e a Treviso, è il chiaro segnale di un atteggiamento razzista e fascista, rafforzato della presenza di personaggi dichiaratamente neofascisti come i militanti di Casa Pound. Dunque, non è attuale parlare di Resistenza e di antifascismo di questi tempi?”. Ecco dunque soddisfatti gli scettici e i detrattori, ed ecco perché la pastasciutta antifascista risulta ora più attuale che mai.

Al termine dl dibattito, proprio la pasta diventa concretamente protagonista della serata e, servita a tavoli, trova l’unanime consenso dei presenti.

In una atmosfera di festa condivisa, dove la memoria diventa mezzo per raccontare il presente, la terza pastasciutta “antifascista vicentina” si conclude con uno spettacolo musicale straordinario.

Sul palco sale Claudio Silingardi e l’Ensemble Banda Libera, che riunisce in un unico gruppo le esperienze di musicisti che hanno suonato con i Nomadi, con i Modena City Ramblers e con Pierangelo Bertoli.

Lo spettacolo inchioda alla sedie gli ospiti di campo Marzo, perché è un percorso nella storia musicale della Resistenza, a partire dalla Liberazione fino ai giorni nostri. Silingardi introduce le canzoni inserendole nel contesto storico dell’antifascismo, al resto ci pensano i musicisti. Partigiani e pensionati hanno le braccia percorse da brividi d’emozione, la performance è “immensa”. Dopo quasi due ore di spettacolo, quando ormai il buio s’è impossessato del campo, in tanti invocano il bis, che arriva puntuale.

E’ “bella ciao”, così come rivista e rivisitata dai Modena City Ramblers.

La conclusione più appropriata per una “pastasciutta” più antifascista che mai.

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