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Inps, pensioni: alle donne di meno, più tardi e con importi inferiori. Alcuni confronti con i dati veronesi e veneti

L’Inps ha aggiornato al 1° gennaio 2021 le statistiche delle pensioni appartenenti ai fondi di gestione dei lavoratori privati suddivise per genere, area geografica e categoria di pensione. Il quadro che ne emerge ribadisce ancora una volta l’enorme divario tra le pensioni degli uomini e quelle delle donne. I primi sono infatti più numerosi nelle categorie pensionistiche più redditizie, ossia le pensioni di vecchiaia; percepiscono importi più elevati e presentano un’età media tendenzialmente più bassa. Di contro la maggiore longevità delle donne rende le loro pensioni più numerose in termini assoluti ma presentano importi nettamente più bassi.

Superstiti. Il primo dato che balza agli occhi riguarda infatti la numerosità delle pensioni di categoria “superstiti” pagate alle donne (vi rientrano le pensioni reversibilità e le cosiddette pensioni indirette). A livello nazionale, su 3,6 milioni pensioni di categoria Superstiti ben 3,2 milioni, pari all’88,8% vengono erogate a donne. Da un altro punto di vista, si osserva che appartengono a questa categoria quasi un terzo (dal 32 al 33%) delle pensioni erogate alle donne, mentre tra le pensioni maschili l’incidenza è di appena il 6%. Il Veneto e Verona non fanno eccezione. Ad esempio, nella provincia veronese, vengono erogate, in totale, 260.871 pensioni di cui 116.167 a uomini e 144.794 a donne. Tra queste, le “superstiti” sono 52.917 di cui 46.495 vanno a donne. Il loro importo varia dai 640 ai 680 euro al mese, con piccole differenze territoriali.

Se, per ipotesi, togliessimo questo tipo di prestazioni previdenziali, il numero delle pensioni delle donne risulterebbe sistematicamente inferiore al numero di pensioni degli uomini.

Vecchiaia. Al contrario, le pensioni di vecchiaia (che ricomprendono anche quelle di anzianità e le pensioni anticipate) si confermano una categoria prevalentemente maschile. Quelle vigenti a livello nazionale sono 9,3 milioni e vanno per il 57% a uomini e per il restante 43% a donne, ma con significative differenze territoriali e soprattutto negli importi.

Tra le pensioni degli uomini, il 68% è una pensione di vecchiaia. Il Veneto e Verona presentano punte rispettivamente del 78% e del 77%.

Al contrario, tra le pensioni erogate alle donne quelle di vecchiaia si fermano al 40% a livello nazionale, con punte significative sempre in Veneto e a Verona dove raggiungono rispettivamente il 47,24% e il 49,99% senza tuttavia superare il 50%.

Importi. L’importo mensile medio di una pensione di vecchiaia è di 1.249,27 euro ma, come i famosi polli di Trilussa, anche questo dato nasconde grosse disparità: la media nazionale delle pensioni di vecchiaia degli uomini è infatti di 1.544,92 mentre per le donne scende a 849 euro. Non va meglio a livello locale, veronese e veneto, dove gli importi medi delle pensioni femminili si abbassano addirittura di qualche decina di euro. Nella provincia di Verona, ad esempio, l’importo medio della pensione di vecchiaia di una donna è di appena 801 euro mensili, mentre quelle di uomo è di 1.569,65.

Povertà. Le pensionate sono dunque a rischio povertà? L’Inps ammette che, a livello nazionale, ben il 59,6% delle pensioni vigenti (pari a 10.608.976) presenta un importo mensile inferiore a 750 euro. E che questa percentuale sale addirittura al 72,6% tra le donne, ma avverte che essa non è immediatamente indicativa di povertà, dal momento che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. L’istituto calcola che le pensioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile sono in Italia 4.009.862 pari al 22,5% del totale delle pensioni o, se si preferisce, pari al 43% dei trattamenti inferiori ai 750 euro mensili.

Assistenza. Il terzo grande capitolo di spesa dell’Inps riguarda le prestazioni assistenziali, che per la stragrande maggioranza sono legate a situazioni di invalidità civile: tra assegni, indennità e pensioni di invalidità l’Inps ne eroga 3,9 milioni a livello nazionale. In linea con il resto del Nord Italia, l’incidenza di queste prestazioni nel veronese e nel Veneto sul totale delle pensioni erogate (rispettivamente il 14,39% e il 15,28%) è notevolmente inferiore alla media nazionale che è del 22,38%. Secondo una consolidata tendenza nazionale, la spesa previdenziale è infatti più alta nel Nord mentre la spesa assistenziale è più elevata nel Sud Italia.

Autonomi. Una peculiarità del nostro territorio riguarda la relativamente alta incidenza delle pensioni derivanti da lavoro autonomo: soprattutto tra gli uomini, nella provincia di Verona le pensioni erogate dai fondi pensioni dei lavoratori autonomi (37.834) quasi eguagliano quelle erogate dai fondi pensioni dei lavoratori dipendenti (38.141), a conferma della forte terziarizzazione dell’economia scaligera.

Età media. A livello nazionale, l’età media dei pensionati è di 74,1 anni, con una differenza tra i due generi di 4,7 anni (71,5 anni per gli uomini e 76,2 anni per le donne). 

Il 68,7% dei titolari di pensioni di invalidità previdenziale di sesso maschile hanno età inferiore a 70 anni, mentre le pensionate titolari della stessa categoria di pensione hanno per il 47,0% età superiore o uguale a 80 anni.

Anche nell’invalidità civile i titolari di sesso maschile si concentrano nelle prime classi di età; il 53,7% dei titolari di prestazioni di invalidità civile di sesso maschile ha un’età inferiore a 60 anni; tale percentuale scende al 31,8% per le titolari di sesso femminile che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate (45,4% per età uguali o superiori a 80 anni).

Previdenza e Assistenza. Vale ricordare che in Italia le pensioni si suddividono in due grandi categorie: quelle di natura previdenziale, cioè erogate a fronte di una contribuzione, che sono la grande maggioranza, 13.816.971 pari al 77,6% per una spesa annua di 190 miliardi di euro, e i trattamenti di natura assistenziale come le pensioni sociali, gli assegni sociali e le indennità di accompagnamento, che sono il 22,4% delle pensioni (3.982.678) e assorbono una spesa di circa 22,9 miliardi annui.

La stragrande maggioranza dei trattamenti assistenziali sono legati ad una invalidità civile: la prestazione in assoluto di maggior rilievo è l’indennità di accompagnamento per invalidi totali che da sola rappresenta il 45,6% della totalità delle prestazioni e quasi la metà (49,7%) della spesa annua. Se consideriamo anche gli invalidi civili parziali, i non vedenti e/o non udenti, l’invalidità civile pesa per l’88,6% delle prestazioni assistenziali e per l’87% della spesa assistenziale.

Scarica la tabella delle pensioni (pdf)

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