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Il sindacato dei pensionati serbi incontra lo SPI del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Toccane: “la nostra esperienza per aiutarli a crescere”

PIC_0584Rialzare la testa dopo una guerra che ha provocato migliaia di morti e oltre 2 milioni di disoccupati. E’ un obiettivo ambizioso ma realizzabile quello che si è prefissato l’orgoglioso popolo serbo in un contesto economico che stenta ancora a decollare. E in questo impegnativo frangente risulta fondamentale il confronto o, meglio, il rapporto di collaborazione, che si è ormai instaurato fra il sindacato dei pensionati di quel Paese, il Catus, e lo Spi italiano, in particolare del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Un rapporto che ha trovato piena condivisione lo scorso 18 novembre a Belgrado, dove il presidente del Catus, Milorad Vujasinovic ha incontrato Danilo Toccane, in rappresentanza dello Spi del Veneto, e Luciano Del Rosso, dello Spi del Friuli Venezia Giulia. “E’ stato un confronto proficuo – commenta Toccane, segreteria regionale dello Spi Veneto – Utile per cimentare i rapporti di amicizia e di reciproca stima che si sono instaurati da tempo ma anche per definire una fattiva collaborazione fra le nostre due regioni e i pensionati serbi”. In tale ambito, il modello dello Spi italiano diventa un punto di riferimento per il Catus, sindacato relativamente giovane, che conta su 10 mila iscritti (2 mila nella sola Belgrado) in un Paese con circa un milione e 700 mila pensionati.

PIC_0599“All’incontro di Belgrado – continua Danilo Toccane – Abbiamo analizzato la condizione dei pensionati serbi, che vivono una situazione difficile, anche di fronte ai continui tagli dei loro redditi perpetrati negli anni”. In un Paese di 7 milioni e 500 mila abitanti, con un tasso di disoccupazione che ruota attorno al 20% e 750 mila persona iscritte al collocamento, la maggior parte degli anziani serbi è costretta alla sopravvivenza. “Le pensioni medie sono di circa 300 euro al mese – continua il segretario dello Spi Veneto -. Un livello molto basso, anche se il costo della vita è decisamente inferiore rispetto al nostro. Anche i tagli ai trattamenti sanitari stanno penalizzando gli anziani di quel Paese”.

PIC_0593Da qui il desiderio politico espresso dallo stesso Vujasinovic di avviare rapporti di collaborazione con i due livelli sindacali italiani. Nello specifico, è stata indicata la Regione della Vojvodina (circa 2 milioni di abitanti) quale territorio di confronto diretto con lo Spi del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, viste le analogie economiche esistenti fra le tre aree. “I rapporti con il Catus – dice ancora Toccane – devono incentrarsi soprattutto su due fronti. Anzitutto sulla definizione del modello organizzativo sindacale che a mio modo di vedere dovrebbe ricalcare quello adottato in Italia. In secondo luogo, nella necessità di avviare un confronto con il governo e con il Parlamento Europeo per la definizione di una carta dei diritti dei pensionati e per la tutela dei non autosufficienti”. L’incontro si è chiuso con la definizione di un nuovo incontro, che avverrà a breve proprio nella Regione della Vojvodina. Ma intanto da Belgrado il rapporto fra il sindacato dei pensionati italiani e quello dei pensionati serbi ha rafforzato il clima di stima e rispetto reciproco già esistente. Sempre sulla scia di un motto ricavato direttamente dal Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels: “Pensionati di tutta Europa, unitevi!”.

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