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Doppio femminicidio a Vicenza: «Non abbiamo più parole, solo orrore»

«Rispetto all’ennesima tragedia che si è consumata ieri a Vicenza, con un duplice femminicidio ad opera dello stesso omicida, ci rispecchiamo nelle parole di Marina Bergamin, responsabile delle politiche di genere della Cgil di Vicenza. Non abbiamo parole diverse, anzi non le abbiamo proprio, per esprimere tutto il dolore e la rabbia che tutte noi proviamo. Non abbiamo più parole, ma solo orrore». Questo il commento di Rosanna Bettella del Coordinamento Donne Spi Cgil Veneto in merito al duplice femminicidio avvenuto ieri a Vicenza.

Un fenomeno drammatico, quello della violenza sulle donne, che non accenna a ridursi. «Solo l’altro giorno – sottolinea Bergamin – il Comando provinciale dei Carabinieri ha comunicato di avere ricevuto, negli ultimi sedici mesi, una media di due segnalazioni al giorno per reati rientranti nel cosiddetto ‘codice rosso’, ovvero per violenze domestiche e di genere, senza dimenticare i cinque femminicidi avvenuti nel vicentino nello stesso periodo».

Eloquenti le sue parole nel prosieguo del comunicato:

«Non abbiamo più parole davanti a questa mattanza. Proviamo orrore. Come donne. E come sindacaliste.
La violenza di genere, in tutte le sue forme, è l’estrema rappresentazione di una cultura che infesta la nostra società senza distinzione di etnia, ceto, classe sociale, età.
Alla base di queste violenze c’è sempre un’asimmetria di poteri e una cultura maschilista e patriarcale fondata sul possesso e sul controllo delle donne, considerate una proprietà.
Una cultura che attraversa le frontiere e pare che nessuno riesca a fermare
».

Chiude con un grido di allarme e richieste alle Istituzioni, che non sono state in grado di proteggere due cittadine da una morte annunciata:

«Alla società intera -ancora- lanciamo un grido di allarme: in questa nostra cultura c’è qualcosa che non va e dobbiamo riflettere sul perché e sul che fare.
Consultori, centri antiviolenza, case rifugio siano strutturati e sostenuti a favore di chi chiede aiuto o di chi rischia, come Lidia, aggredita già in passato dallo stesso uomo.
Le Istituzioni siano formate per affrontare questi orribili fenomeni in crescita, esacerbati dalla pandemia. 

Le donne vogliono essere libere di scegliere. Vogliono essere autonome, vogliono un lavoro dignitoso che glielo consenta. Le Istituzioni colgano tutte le occasioni e le risorse in arrivo -anche con il PNRR- per incentivare la parità di genere: basta parole!

Lo abbiamo detto molte volte: la condizione delle donne di un paese è il segno della sua civiltà. E il nostro paese é messo molto male.

Il resto è silenzio. Il silenzio del dolore».

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