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Caro bollette: condizione sociale al limite

Agsm redistribuisca gli extraprofitti, si adottino misure per le categorie più deboli

Verona, 21 Ottobre 2022. Dopo tante promesse sulla redistribuzione di utili ed extraprofitti per calmierare il fenomeno del caro energia, le grandi multiutility che si occupano di gas ed energia elettrica devono cominciare ad agire sul serio. L’insofferenza, il disagio sociale e la paura per il futuro hanno raggiunto livelli mai visti prima.

Lo dicono i numeri diffusi dallo Spi Cgil Veneto che, su rilevazione Istat, segnalano per il Veneto una progressione senza precedenti delle persone a rischio di povertà: dalle 422 mila persone a rischio nel 2019, pari all’8,7% della popolazione, alle circa 500 mila del 2020 (il 10,3%), fino alle 665 mila del 2021, con un allarmante +57% rispetto al periodo pre-pandemia (in numero assoluto: +243 mila persone diventate a rischio).

Ma come Spi Cgil Verona lo vediamo bene anche in queste settimane di assemblee congressuali che stiamo tenendo su tutto il territorio provinciale, durante le quali i nostri iscritti ci mostrano bollette triplicate e conguagli insostenibili.

In questo scivolamento verso il basso, le famiglie di pensionati e pensionate non risultano, per fortuna, tra le categorie più a rischio (prima arrivano le famiglie numerose) ma va sempre ricordata l’estrema esiguità delle pensioni veronesi la cui distribuzione è la più iniqua di tutto il Veneto: il 62,6% delle pensioni liquidate nel veronese non arriva infatti ai mille euro mensili, con profonde differenze di genere a svantaggio delle donne (solo il 20% delle pensioni femminili supera la fatidica soglia dei mille euro, contro il 60% delle pensioni maschili). E il rischio di povertà raddoppia tra gli ultra 65enni che vivono soli.

E’ venuto dunque il momento per Agsm e per il Comune di Verona di mettere in campo misure concrete a difesa delle categorie più vulnerabili predisponendo un serio programma di interventi atto ad abbattere il costo delle bollette subito e in maniera significativa. In concreto, si propone:

  • La redistribuzione degli extra-profitti in bolletta. Non convincono nemmeno l’antitrust le manovre tariffarie che le grandi multiutility dell’energia hanno messo in campo per mettersi al riparo dai rincari, scaricandoli ovviamente sugli utenti, né le resistenze nel versare gli enormi extra-profitti accumulati fin dall’inizio della crisi energetica (settembre 2021) vendendo a prezzi di mercato l’energia prodotta da fonti rinnovabili.
  • Innalzare ad almeno 18 mila euro annui (e a 30 mila per le famiglie numerose) il valore Isee che consente l’accesso a misure straordinarie contro il caro bollette, quali bonus o aiuti di altra natura. Il possesso di una casa di proprietà e di qualche risparmio in banca è spesso motivo di esclusione dal bonus elettrico o dal bonus gas (erogati automaticamente da Arera) per pensionati, singoli o coppie, che con la poca pensione disponibile non riescono a far fronte ai folli rincari in corso.
  • Consentire la sospensione della rata della bolletta con una rimodulazione su base annuale dell’importo da pagare.
  • I Comuni devono costituire un “fondo energia” definendo i criteri di erogazione del bonus agli utenti.
  • A livello nazionale serve ridefinire la legge per la tassazione dei super profitti di tutte le imprese, non solo quelle energetiche, costituendo un fondo per gli aiuti alle famiglie ed alle imprese (con priorità a quelle energivore).
  • In prospettiva investire nelle energie alternative la cui quota, secondo Terna (la società titolare della rete elettrica nazionale ad alta tensione) attualmente è limitata al 31%.

Caro bollette e inflazione a due cifre stanno letteralmente mettendo in ginocchio persone e famiglie. Non c’è più tempo da perdere, né scusanti dietro a cui nascondersi.

Adriano Filice, Segretario Generale Spi Cgil Verona

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