Cgil Veneto: «Un piccolo sollievo, insufficiente a contrastare con efficacia la crescita dell’inflazione»
Con il decreto varato lunedì sera, il governo Draghi ha stanziato circa 6,5 miliardi di euro per misure volte a tutelare il potere di acquisto di lavoratori dipendenti e autonomi e pensionati, tra cui il già noto bonus di 200 euro destinato una tantum a chi percepisce un reddito inferiore ai 35 mila euro – il Governo parla di un bacino di 28 milioni di italiani. Le risorse per finanziare la misura arriveranno grazie all’aumento dal 10 al 25% della tassa sul maggior valore aggiunto delle imprese energetiche. Non è ancora chiaro se il tetto dei 35 mila euro è da intendersi individuale o per nucleo familiare.
Sul versante previdenziale, in occasione dell’incontro con Draghi i sindacati avevano riproposto l’ampliamento della quattordicesima e l’anticipo della rivalutazione degli assegni prevista a gennaio 2023, ma l’esecutivo ha preferito di optare per una soluzione una tantum unica per lavoratori e pensionati, meno complicata e costosa.
Secondo una stima della Cgil regionale, circa un milione di veneti riceverà il bonus a luglio, di cui 500.000 pensionati (94% del totale).
«Il sostegno di 200 euro a lavoratori e pensionati sotto i 35 mila euro è un primo segnale che va nella giusta direzione – spiega Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto – si tratta però solo di un piccolo sollievo, insufficiente a contrastare con efficacia la crescita dell’inflazione che, già ai livelli attuali, brucerà 5 punti di salari e pensioni. È positivo che il governo abbia finalmente compreso che la fascia di reddito da sostenere è quella sotto i 35 mila euro. Sul tema, lo scorso 16 dicembre abbiamo indetto, insieme alla Uil, uno sciopero generale, che l’esecutivo ha definito ingiustificato. I fatti, purtroppo, ci stanno dando ragione. Ci auguriamo che la riforma fiscale tenga conto della realtà che è sotto gli occhi di tutti».
Su La Stampa le dichiarazioni del segretario Cgil nazionale Maurizio Landini: «Duecento euro sono meglio di nulla, ma non risolvono il problema. Sono interventi importanti ma pur sempre una tantum e non sono sufficienti ad affrontare la dimensione del problema», ovvero precarietà e lavoro povero. Anche sugli extraprofitti, secondo Landini, «si poteva fare di più» con un’aliquota ancora più alta del 25%
e applicandola anche ad altri settori che nella pandemia hanno fatto grandi affari.
Da quanto è emerso, con il decreto sono previste altre misure per il contrasto all’inflazione:
- è stato confermato il taglio di 30 cent delle accise sui carburanti fino all’8 luglio, con l’estensione al metano;
- è esteso al terzo trimestre 2022 il bonus sociale energia elettrica e gas, attuato dall’ARERA;
- arrivano aiuti per gli affitti, con nuove risorse per il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione.