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Anziani ed elezioni: si fa presto a dire voto

Un recente studio sull’astensionismo elettorale commissionato dal Ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà ad una commissione di esperti capitanata dall’ex Ministro della Funzione Pubblica del Governo Prodi Franco Bassanini mette in discussione alcuni dei capisaldi della vulgata anti-politica attuale, che vede nei crescenti livelli di astensionismo la cartina di tornasole di uno scollamento ormai insanabile tra politica e società civile italiana.

La Commissione porta invece alla luce alcuni oggettivi e piuttosto gravi ostacoli alla partecipazione democratica che riguardano in primo luogo gli anziani. Ostacoli di natura non ideologica ma pratica, quindi di tipo organizzativo, tecnico, sociale, che nessuno finora ha mai pensato seriamente di rimuovere.

L’indagine non nega l’esistenza di una consistente fetta dell’elettorato, quantificata attorno al 16/20%, convintamente astensionista, perché radicalmente in dissenso o anti-sistema, che in nessun caso si riuscirebbe a smuovere. Non nega neppure una cospicua parte di indifferenti ai temi della politica, quantificata attorno al 9/11%, che tuttavia si potrebbe tentare di avvicinare con una migliore informazione e alcune innovazioni nelle modalità di voto.

La Commissione stima, comunque, che queste due componenti messe insieme non possano superare il 25-30% del corpo elettorale nel peggiore dei casi (e per peggiore si intendono le Europee del 2019 quando andò alle urne soltanto il 55% degli aventi diritto).

Un piuttosto sorprendente 16/18% del corpo elettorale risponderebbe al comportamento dell’astensionismo involontario, cioè attuato non per una scelta deliberata ma per un impedimento fisico o materiale.

Secondo la Commissione questo tipo di astensionismo pesca a piene mani dal vasto bacino degli anziani ultra 65enni con difficoltà nella mobilità (4,2 milioni di italiani, il 9% degli aventi diritto al voto, di cui 2,8 milioni con gravi difficoltà motorie, pari al 6%). “Appare chiaro che per le classi anziane – scrivono gli studiosi – i tassi di mancata partecipazione al voto siano largamente, se non del tutto, spiegati dalle criticità collegate alle condizioni di salute e ai vincoli derivati dalla difficoltà o impossibilità di mobilità autonoma”.

Tra i grandi anziani, over 85 anni, l’astensionismo risulta superare addirittura il 62%.

Inoltre, nel nostro Paese la mobilità per studio o per lavoro è tale per cui 4,9 milioni di individui (circa il 10% degli aventi diritto) dimora abitualmente fuori dalla provincia di residenza. Di questi, circa 1,9 milioni sono a più di 4 ore di macchina di distanza.

Lo spauracchio dell’astensionismo “balneare”, sempre sbandierato quando vengono fissate elezioni in periodo estivo, sembra preoccupare poco o niente la Commissione, la quale valuta che il bacino di elettori assenti per turismo sarebbero appena di 380 mila unità, meno dell’1% degli aventi diritto. Dal punto di vista della partecipazione democratica, preoccupano maggiormente i 344 mila anziani e anziane residenti nelle Rsa.

Sempre in tema di sorprese, lo studio dedica grande attenzione all’esplosione delle liste Aire, gli italiani all’estero, la cui consistenza è passata da circa 2,3 milioni di elettori nel 2001 ai circa 5,5 milioni nel 2020, circa un altro 10% del corpo elettorale.

L’iscrizione comporta alcuni vantaggi quali il doppio passaporto e non sempre sarebbe dettata da un genuino desiderio di partecipazione. «La differenza tra la partecipazione apparente (considerando anche i residenti all’estero) e quella  “reale” (considerando solo gli elettori residenti in Italia) può superare addirittura i 10 punti percentuali nelle elezioni regionali (ad esempio in Molise, Calabria, Basilicata), i 5 punti percentuali nelle elezioni comunali dei capoluoghi di regione (ad esempio a Trento, Bolzano, Trieste, Roma), fino ad arrivare ad oltre i 15 punti percentuali nel complesso dei comuni sotto i 5.000 abitanti. Vi sono situazioni limite nelle quali la differenza è di oltre il 30%» scrivono gli esperti.

A conti fatti, quindi, il fenomeno dell’astensionismo in Italia non sarebbe così drastico come certa pubblicistica vorrebbe far passare, e comunque in linea con il resto dei Paesi europei.

Nelle sue conclusioni, la Commissione valuta il voto elettronico inadatto alla realtà italiana in quanto rischierebbe di esporre, specialmente nei territori a più alta presenza di criminalità, gli elettori fragili al rischio di venire condizionati.

Viene ammesso però il voto anticipato “presidiato”, cioè fatto in un seggio temporaneo attivo da almeno due settimane precedenti alla scadenza elettorale vera e propria. Mentre per gli anziani bisogna garantire concretamente tutti i presidi e le facilitazioni già previste dalle leggi, quali il voto a domicilio, il trasporto pubblico gratuito al seggio e l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Per tutte le altre categorie la “ricetta” della Commissione prevede l’istituzione di election day in periodi dell’anno prefissati, in primavera e in autunno, smettendola dunque con il tradizionale tira e molla politico sull’individuazione della data delle scadenze elettorali, nonché la possibilità di votare sempre anche di lunedì oltre che la domenica. Infine dall’esperienza del green pass sanitario può essere facilmente mutuato un election pass in sostituzione della scheda elettorale cartacea che consentirebbe di scegliere il seggio più vicino e più accessibile. 

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