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A Spinea, il settimo femminicidio in Veneto nel 2022

Lo Spi Cgil Veneto si unisce all’appello di Cgil Veneto e Cgil Venezia: «Fermiamo la strage delle donne»

Nel 2021 sono stati dieci i femminicidi consumati in Veneto. Nei primi nove mesi del 2022 hanno già perso la vita per mano di un uomo: Lorena a Fossalta di Portogruaro; Lidia e Genny nel vicentino, Lorena a Chiampo, Flora a Casale sul Sile, Guglielmina a Rovigo, Lilia a Spinea. 

«Oggi a Spinea – dichiarano Tiziana Basso (segretaria generale Cgil Veneto) e Federica Vedova (segretaria Cgil Venezia, con delega a pari opportunità e politiche di genere) – è stata uccisa Lilia, la settima donna di quest’anno nella nostra regione. Rischiamo di superare i numeri del 2021. Non è accettabile che questa strage continui a verificarsi, senza che si metta in campo tutta la prevenzione necessaria a salvare ogni vita umana possibile.

È proprio questo il punto: bisogna agire prima che il delitto si compia, perché nessuna pena (che pure deve essere effettiva e certa) restituirà alla vita la vittima.

Ciò che serve è noto a tutti: sul piano culturale ed educativo; per quanto riguarda la protezione di chi subisce minacce e violenze e vive per mesi, spesso anni, nel pericolo; sul piano sociale, garantendo autonomia economica alle donne, che invece proprio qui in Veneto subiscono un gap salariale che mina la loro indipendenza.

Ma nonostante le tante battaglie condotte nella società e a livello istituzionale, si fa poco o nulla per rendere libere e sicure le donne. Perfino i finanziamenti alle strutture che proteggono le donne non aumentano quanto dovrebbero, o addirittura si riducono.

Siamo agli sgoccioli della campagna elettorale e il tema non ha occupato alcuno spazio nel confronto tra i partiti che si candidano a governare il Paese. E lo stesso accade quando le elezioni sono amministrative o regionali.

Come se ci dovessimo rassegnare, come se la violenza contro le donne fosse un dato ineludibile delle nostre società.

Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di rassegnarci, anzi continueremo e implementeremo la nostra battaglia in difesa delle donne, a partire proprio dai luoghi di lavoro, che non sono certo immuni dal problema e che rappresentano anche un’occasione per entrare in contatto con chi vive, nel chiuso della propria casa, soprusi e abusi intollerabili, che spesso sfociano nell’omicidio.

La Cgil considera questo un impegno irrinunciabile cui dedicare tutte le energie di cui disponiamo».

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