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Vaccinazione Covid: persiste l’incertezza, i medici di base chiedono di dare una mano

Come avevamo previsto, il vero ostacolo sulla strada dell’ambizioso piano della Regione Veneto per arrivare in pochi mesi alla vaccinazione anti Covid dell’intera popolazione residente non sta tanto nella capacità della macchina sanitaria, ma nella reperibilità delle dosi di vaccino che continuano a scarseggiare. E intanto anche i medici di base chiedono di poter dare il proprio contributo.

La settimana scorsa è cominciata la vaccinazione degli ottantenni nei quattro Centri di Vaccinazione di Popolazione predisposti nella provincia scaligera: in Fiera a Verona, al Pala Ferroli di San Bonifacio, all’ex-OIP di Legnago e all’ex-Bocciodromo di Bussolengo, ma la penuria di vaccini rappresenta un freno a mano tirato sulla campagna.

Inoltre, arrivati al primo giro di boa del 15 febbraio, non è ancora stata vaccinata per intero la platea dei circa 30 mila veronesi tra personale sanitario, ospiti e operatori delle strutture residenziali individuati dalla Fase 1 del Piano di vaccinazione regionale partito lo scorso dicembre.

A quella data le dosi somministrate risultavano 40 mila, ma coloro che hanno completato l’intero ciclo comprensivo del “richiamo” sono solo 15 mila persone, più o meno la metà rispetto a a quanto preventivato dal cronoprogramma regionale.

Su questa situazione di incertezza è poi piombata la questione del presunto mercato parallelo di vaccini evocata dallo stesso Presidente Zaia. La Regione Veneto avrebbe ricevuto offerte da non meglio precisati broker per la fornitura di grosse forniture di vaccino al di fuori del circuito di distribuzione individuato dalla Commissione europea. Il tema sta dando adito a molti malintesi e anche a qualche inchiesta della magistratura. L’ultima parola su tali forniture spetta comunque al Commissario Straordinario nazionale per l’emergenza Covid Domenico Arcuri.

Mostrano segni di insofferenza anche i medici di base veronesi che accusano scarso coinvolgimento da parte dell’Ulss 9: nessuna informazione o linee guida sul tipo di vaccino che viene somministrato, sulle controindicazioni o sugli eventuali effetti collaterali.

I 14 medici che compongono il team di San Pietro in Cariano della Valpolicella hanno preso carta e penna e hanno scritto alle autorità sanitarie scaligere sostenendo che mancano informazioni ufficiali sul calendario vaccinale e sull’organizzazione delle liste dei pazienti fragili per una migliore programmazione. Si chiedono come si possa pensare di vaccinare a domicilio 25 mila pazienti fragili e 700 mila veronesi per ottenere l’immunità di gregge senza coinvolgere i medici di base che annualmente vaccinano oltre il 90 per cento delle persone per l’influenza.

Certo, ci sono difficoltà oggettive nel maneggiare il vaccino della Pfizer che va conservato a bassissime temperature, ma i medici di famiglia possono collaborare ad organizzare l’accesso ai punti vaccinali, ad informare le persone, a compilare le schede anamnestiche e organizzare la vaccinazione a domicilio dei pazienti non deambulanti. Loro sono un punto di riferimento per tutti gli assistiti.

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