Venezia, 22 febbraio 2019 – Ennesimo femminicidio in Veneto: è accaduto poche ore fa a Marghera. La vittima, Claudia Bortolozzo, 52 anni, uccisa per mano del marito. Uno schema che si ripete perché la caratteristica principale dei femminicidi è la maturazione in ambito familiare o all’interno di relazioni sentimentali.
“Leggiamo sgomente dell’ennesimo femminicidio, questa volta qui vicino a noi, a Marghera. Il marito l’ha uccisa a coltellate durante la notte, chissà cosa è successo, chissà se sapremo mai le vere motivazioni – dice Rosanna Bettella, responsabile del Coordinamento Donne dello SPI Cgil del Veneto-. Quello che ci lascia sempre stupite sono le prime dichiarazioni, che nessuno, della famiglia e del vicinato, ha sospettato, anche se in questo caso sembra esserci una situazione di disagio mentale di entrambi i coniugi. Ma ancora di più, dico io, l’attenzione dovrebbe essere massima, l’attenzione dei familiari, dei servizi sociali e sanitari che li avevano in carico, dei vicini.”.
Nei primi 10 mesi del 2018 i femminicidi sono stati 106, uno ogni 72 ore e la nostra Regione, insieme a Lombardia, Campania ed Emilia-Romagna è in testa alle classifiche per numero di femminicidi e violenza contro le donne (dati Eures e Istat).
“Riscontriamo sempre più disattenzione per non dire superficialità e indifferenza,- continua Bettella – e se è vera la situazione di disagio mentale, sappiamo quanto i servizi psichiatrici siano in difficoltà per carenza di personale, quanto, nella sanità complessiva, siano considerati servizi di serie B”.
Nel dossier del Viminale del 1 agosto 2018 vengono esposti i dati sui femminicidi avvenuti tra il 1 agosto 2017 e il 31 luglio 2018: su 134 delitti commessi, 92 sono donne e nella maggior parte dei casi, gli autori sono partner oppure familiari.
Ma questo numero, ad oggi, è tristemente aumentato sino al caso di femminicidio odierno a Marghera.
Come arrivare a leggere sempre meno sui giornali questi drammatici fatti di cronaca?
“Io dico puntando sull’educazione dei ragazzi e delle ragazze, facendo loro lezioni di affettività, lavorando sul rispetto delle differenze e in questo un ruolo fondamentale lo possono avere i consultori familiari, servizi in crisi da anni anch’essi per carenza di personale e per poca considerazione. Questa è la strada, lunga, difficile ma che va percorsa. Non so come si sposa con il clima di arretramento che stiamo vivendo, che vuole relegare la donna a un ruolo subalterno e che alimenta rancori e rivalità fra i generi. Sono molto, molto preoccupata. Quello che ci attende è un periodo oscuro che ha bisogno della massima mobilitazione di tutte le donne, giovani e meno giovani, per difendere la nostra autonomia, le nostre conquiste in tema di diritti civili e sul lavoro, per pretendere il giusto ruolo nella società.”
Il Coordinamento donne dello Spi Cgil e la Cgil del Veneto organizzeranno, nei prossimi giorni, parecchie iniziative per affrontare il problema attraverso incontri con esperti, in occasione dell’8 marzo, giornata internazionale della donna.