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3 ottobre, Giornata nazionale delle vittime dell’immigrazione

A nove anni dal naufragio di un barcone al largo di Lampedusa il 3 ottobre del 2013, in cui persero la vita 386 persone, si celebra oggi 3 ottobre la settima giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. Da allora la conta dei morti non si è fermata: secondo un recente rapporto dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati, tra il 2014 e il 2021 oltre 24.400 persone hanno perso la vita o sono scomparse nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare. 1.004 nel primo semestre del 2022. Cifre che non tengono conto di centinaia di “naufragi invisibili” segnalati dalle Ong in contatto diretto con chi è a bordo o con le loro famiglie.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni “ribadisce la richiesta agli Stati di adottare misure urgenti e proattive per ridurre la perdita di vite umane sulle rotte migratorie marittime verso l’Europa e per rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale”, come ha affermato il suo direttore generale Antonio Vitorino, che ha sottolineato come “aumentare gli sforzi di ricerca e soccorso, mettere in atto meccanismi di sbarco prevedibili e garantire l’accesso a rotte migratorie sicure e legali sono passi chiave per raggiungere questo obiettivo”.

Il Dipartimento Benessere Diritti dello Spi Cgil nazionale dichiara in merito: “Non possiamo tacere che questo enorme numero di morti è il frutto dell’attività criminale di trafficanti senza scrupoli, ma trova le sue radici nelle politiche italiane ed europee di chiusura delle frontiere e di sostanziale impossibilità per profughi e migranti di accedere a canali regolari di ingresso. Né che alle continue tragedie del mare si somma la sciagurata attività della Guardia costiera libica, finanziata dall’Italia, che dall’inizio dell’anno ha riportato indietro a Tripoli migliaia di persone, costrette a tornare nel Paese da cui cercano di fuggire, Paese che tutte le organizzazioni internazionali hanno formalmente dichiarato non essere un porto sicuro, e dove profughi e migranti sono trattenuti in condizioni di palese violazione dei diritti umani“.

Lo Spi partecipa alla mobilitazione delle confederazioni Cgil, Cisl e Uil e delle associazioni umanitarie e di volontariato – in particolare quelle riunite nella campagna “Io accolgo” – per chiedere anche al prossimo governo un radicale cambiamento delle politiche migratorie in Italia come in Europa.

Di seguito le richieste concrete:

  • Vanno abrogati accordi per bloccare il transito e la partenza di rifugiati, migranti, richiedenti asilo come quelli siglati con la Turchia, la Libia, il Niger ed altri Paesi che non possono essere considerati “sicuri”, né rispettosi dei diritti umani.
  • In stretta collaborazione con le organizzazioni internazionali – Unhcr, Oim – è ora di stabilire corridoi umanitari per le situazioni di gravi conflitti armati, di disastrose carestie, di continue violazioni dei diritti umani, a partire dall’Afghanistan, e di svuotare i disumani e criminali lager in Libia come i superaffollati campi delle isole greche.
  • Vanno ripristinati canali regolari di accesso per ricerca di lavoro in Italia e in Europa – dove, tra l’altro, l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite richiedono l’afflusso di persone giovani.
  • In Italia, una nuova politica dell’immigrazione deve superare definitivamente la legge Bossi-Fini, l’accordo con la Libia, i decreti sicurezza del governo giallo-verde, riaprire in maniera seria e credibile l’ammissione di lavoratori stranieri tramite i decreti flussi e rivedere significativamente la legge sulla cittadinanza, riconoscendo finalmente i diritti di quelle centinaia di migliaia di minori nati o cresciuti nel nostro Paese.

Cosa vogliamo? Un’Italia e un’Europa aperte, accoglienti, solidali che sappiano valorizzare il positivo contributo culturale, economico, di diversità che le persone migranti portano ai nostri Paesi.


AP Photo/Gregorio Borgia

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