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Aree vaste e fusioni per un nuovo Veneto

di Emilio Viafora – Segr. Gen CGIL Veneto

Penso vi sia una profonda condivisione sulla necessità di affrontare un profondo riordino istituzionale per rafforzare, qualificare e dare più efficienza alle funzioni  pubbliche e al funzionamento dei diversi livelli di governo. Per la CGIL questo processo ha una doppia finalità evitare inutili sovrapposizioni dei diversi livelli di governance e, ancora di più, assicurare una pieno esercizio dei diritti di cittadinanza in un Paese, il nostro, in cui la certezza del diritto e la fruizione degli stessi non è assicurato su tutto il territorio nazionale e tra i diversi ceti sociali. D’altronde quando affrontiamo questi temi è bene tenere sullo sfondo che parliamo non di ingegneria istituzionale ma di concreta fruizione di servizi e di procedure amministrative oggi percepite come ostacolo o freno alla crescita e allo sviluppo.

Intanto è bene avere consapevolezza che per affrontare queste materie non bisogna deragliare dai dettami e procedure previste dalla Costituzione, da ciò la nostra contrarietà alla deroga dell’art.138 della Carta. Nessuno nega al contrario che vi sia bisogno di mettere mano al pasticcio operato con la riforma Bassanini e successivi interventi sul titolo V della Costituzione che hanno prodotto una stratificazione e un contenzioso tra Stato, Regioni e Autonomie locali in diverse materie, comprese quelle fiscali. In attesa di vedere quali proposte verranno avanzate più complessivamente e avere certezze sulle materie di pertinenza delle singole articolazioni dello Stato, vorrei soffermarmi sulle scelte che come CGIL del Veneto abbiamo avanzato e sulle quali impegnarci. La prima riguarda la necessità di definire regionalmente le aree vaste in sostituzione delle Provincie, fatte salve le peculiarità di alcuni territori( penso innanzitutto all’area dolomitica). La seconda riguarda la scelta, per noi centrale, di puntare alla fusione dei comuni, l’Unione tra di essi o le convenzioni non assicurano né una continuità e certezza di qualificazione ed efficienza nell’azione amministrativa, né una legittimazione e partecipazione democratica nel governo locale. La terza, non in ordine d’importanza, è relativa alle aree metropolitane che, al di là di quanto previsto dalla legislazione che ha definito le città metropolitane, deve puntare ad una integrazione funzionale tra le città del Veneto ( VE PD TV ) ( VI VR RO) sapendo che nelle città di produce il 70% del PIL regionale.

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